La domanda trova una risposta in un vero esercito di negazionisti del voto che fanno prevedere una astensione, il prossimo 31 maggio, superiore al 50 per cento dei votanti. Come dire non voto per una Liguria che non c’è più, che non riesce a farsi rappresentare decentemente, che stenta a sfornare candidature adeguate, che i leader nazionali trasformano in palestra per i loro equilibri nazionali, come fanno Berlusconi e Salvini a Destra o che viene vissuta a sinistra come “il laboratorio della scissione” , dopo le clamorose dimissioni di Sergio Cofferati, candidato sconfitto alle Primarie dell’11 gennaio scorso e di Luca Pastorino, il sindaco di Bogliasco e parlamentare, uscito dai dem proprio per candidarsi contro la Paita. Attenzione: qui non si parla di scissione dell’atomo, ma di quella della sinistra.
L’unica a condurre una campagna remando contro questo vento e queste onde è così proprio la quarantenne spezzina Paita, erede di Burlando, che conscia della sua non travolgente popolarità a Genova capoluogo, dove si decidono i destini della competizione, si è messa a battere il territorio del capoluogo con certosina pazienza. Come ha raccontato in modo esilarante su “Il Giornale” edizione ligure, Massimiliano Lussana, la ragazza di Spezia batte i circoli Pd, presentandosi con il segretario provinciale Terrile che ha le phisique du role di un buon parroco di campagna, capace di smussare gli angoli, di un guru, uno “spin doktor”, il professor Simone Regazzoni, scrittore, docente, direttore editoriale di una delle case editrici superstiti a Genova e del segretario regionale Giovanni Lunardon, presentato come un ascetico pastore protestante o valdese, rassicurante per un pubblico più laico politicamente.
Questo quartetto ha il compito ingrato di far dimenticare le Primarie inquinate, ma anche il peso dell’eredità di Burlando, il quale da solo e per pura infatuazione politica, aveva scelto di lanciare la sua assessora Paita verso il proprio trono. Senza calcolare lo sconquasso che ne sarebbe derivato proprio dentro al suo partito in costruzione e in una fase nella quale il renzismo rottamatore stava prendendo piede.
Terzium non datur: il quartetto deve convincere i genovesi anche del fatto che una spezzina con l’inequivocabile accento della madre patria può insediarsi bene a Genova, malgrado tutti gli handicap e in primis quello di essere la consorte del presidente dell’Autorità Portuale Luigi Merlo, anche lui spezzino “invasore”, in procinto di dimettersi per evidente conflitto, ma diretto dove?, in una geografia del potere locale che assomiglia molto a quella organizzata da Burlando in tanti lustri di comando.
Dalla sua la ragazza ex Fgci, ex capo di gabinetto, ex assessora comunale, una politica pura, figurante perfetta di quella che i suoi avversari della sinistra-sinistra chiamano con spregio “politica-politicante”, ha l’età, la freschezza, una certa determinazione un po’ minata dai cromosomi arroganti dell’ex Pci, e la possibilità vera di sparigliare tutti i giochi, se si libererà veramente da quella eredità. E infine ha il vantaggio enorme di non avere concorrenza, salvo sorprese, a meno che non si consideri tale l’altra ragazza in corsa, la trentenne Alice Salvatore, trentenne candidata del Movimento 5 Stelle.
Ma il paradosso è proprio questo: se in una corsa al voto, misera per lo straannunciato boom dell’astensione, la Paita dovesse vincere, ma con percentuali non massicce, sarebbe costretta da un sistema elettorale che non prevede il ballottaggio (pochi se lo ricordano, ma è così), a governare trovando alleati, che oggi sono immaginabili, ma domani potrebbe essere necessari. E questi o saranno i Cinque Stelle oppure, capovolgendo il mappamondo ligure, proprio i forzisti di Toti.
In questo caso si comprenderebbe come mai Salvini e Berlusca hanno imposto alla Liguria questa soluzione suicida, magari per riesumare in liguria un po’ di Nazareno. I primi segni ci sono già. Il medico personale di Berlusconi, il professor Alberto Zangrillo del San Raffaele di Milano, ha twittato: “Mica male il programma della Lella Paita!”. Chi glielo ha fatto fare?
E nelle indecenti Primarie inquinate la puzza del Nazareno era più di un venticello, ma già un soffio potente di endorsment, dichiarazioni d’amore, appoggi espliciti, inusuali e un po’ blasfeme ai seggi Pd. Chi vuol capire capisca.
