ROMA – Mentre i Pm di Milano setacciano video e chat delle Olgettine e scoprono che Nicole Minetti ha ancora uno stipendio, un “pour boir” se usate l’eufemismo alla francese, di 15 mila euro al mese, una stecca berlusconiana da mezzo milione di euro per la formosa ex igienista dentale, ex consigliere regionale, ex trascinatrice da Bunga Bunga, si apre un bello spaccato sulla vita genovese di Margaret Karima “Ruby” El Maough, 23 anni, cittadina marocchina, meglio conosciuta come Ruby Rubacuouri, la pietra dello scandalo, protagonista oramai di ben tre processi, appunto Ruby uno e due e ora Ruby Ter.
Ruby ora vive a Genova nei quartieri alti. Abita in una palazzina del nobile quartiere di Albaro, una ex villa di lusso, tra via Pisa e Corso Italia, la Promenade genovese, trasformata in piccolo condominio, dove hanno case, di cui sono proprietari o ne sono stati tali, le migliori famiglie genovesi, tra le quali i Cauvin, imprenditori di import export, grandi esperti di commercio internazionale, che hanno espresso figure come Gian Vittorio Cauvin, presidente della Camera di Commercio per dieci anni, i Sanguineti il cui capostipite Piero è stato uno dei primi presidenti della Sampdoria, i Norrisch, grandi agenti marittimi della più classica tradizione anglo genovese, notai e avvocati di spicco nella nomenklatura genovese. Insomma, la nobiltà borghese di una città dove i quartieri alti sono come divisi con un muro dal resto.
La bella marocchina, che ha determinato il destino finale del Cavaliere e che ancora lo condiziona, nell’attesa di nuove scottanti rivelazioni di Marysthell Polanco, altra super frequentatrice di Arcore, pronta a vuotare il sacco, abita al secondo piano, in affitto da una sua amica dal nobile cognome, maritata con i De Ferrari, albergatori di rilievo e proprietari di un prestigioso hotel all’Isola d’Elba.
La villa con posteggio privato, una elegante portineria riadattata e un piccolo vialetto, oltre un cancello che ne protegge la storica riservatezza, è proprio nel cuore di Albaro, che, fatte le dovute proporzioni, può essere considerato il quartiere più elegante di Genova, paragonabile solo alla mitica Sant’Ilario, dove abitano, sulla dolcissima collina sopra Nervi, grandi personaggi come Beppe Grillo, armatori, avvocati tra i più noti non solo a Genova.
Tra Nervi e la Albaro di Ruby non siamo molto distanti dall’Albikokka, il locale alla moda qualche anno fa, dove la bella marocchina compariva spesso ai tempi della sua liason con Luca Risso, il ragazzo genovese, presentato come un suo fidanzato, subito dopo l’esplosione dello scandalo che gestiva quel locale allora molto a la page insieme al Fellini.
Lì comparve Ruby subito dopo lo scandalo Bunga Bunga, appena diciottenne (ma si presentava sostenendo di averne almeno 23), fisico mozzafiato e un modo di ballare che fece girare la testa al giovane Luca Risso, a caccia di bellezze per attirare clienti.
La ragazza era a Genova in una condizione di libertà controllata, vista la sua minore età e lo stato di affidamento conseguente all’avventura in Questura, e la sera doveva rientrare in un domicilio protetto, guarda caso, sulla collina di Sant’Ilario in una specie di collegio spartano con i cameroni e le vigilanti.
Oggi altro che Albikokka e feste sfrenate…Il locale ha nuovi gestori seri e tranquilli e non ha più niente a che fare né con Risso, né con gli altri gestori e proprietari, che dopo il regime ristretto avevano trovato a Ruby un appartamento nella popolarissima Rivarolo, alla periferia industriale di Genova nella val Polcevera. Un altro mondo rispetto a Albaro.
E sopratutto, residenza a parte, è Ruby che si muove come una giovane signora borghese, proprietaria oggi, la povera nipotina di Mubarak, di molti immobili, assistita dagli avvocati più noti del foro genovese e milanese e ben foraggiata dal Cavaliere, a leggere gli atti del suo Ruby Ter. Fa, appunto, una vita molto tranquilla da signora-bene di quel quartiere, anche se ha ancora 23 anni e non è più che una ragazza, seppure dal passato rovente e dagli incroci clamorosi.
La si può vedere tranquillamente seduta al “Baretto”, uno storico locale che si affaccia sulla Promenade di Corso Italia, sede indimenticata dei play boy genovesi della stirpe di Gigi Rizzi, Beppe Piroddi, Franco Rapetti, ruggenti anni Sessanta-Settanta, a due passi dal mitico Lido di Genova dei nostalgici ricordi di Paolo Villaggio e a tre passi da Boccadasse, dove Gino Paoli, così amaramente tornato di moda in questi giorni per il fisco e i milioni svizzeri, cantava “La gatta sul tetto che scotta”, oppure seduta nella pizzeria “Del Ponte”, dove mangia il jet set del quartiere, ma anche famigliole con i bimbi.
Sembra un’altra Ruby, rispetto a quella descritta nelle cronache giudiziarie ora aggiornate dalla terza inchiesta, che scava per stabilire come lei e le altre ragazze di Arcore siano ancora foraggiate e ben pagate da Berlusconi in cambio di quello che secondo l’accusa dei Pm, ancora tutta da provare, è il silenzio rispetto a tutta la verità sulle indimenticabili feste di Arcore con il Bunga Bunga, sotto la regia di Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora.
Sono le nuove intercettazioni che agganciano la bella marocchina, trasformata in tranquilla borghese “albarina”, alla terza fase del processo. “Io posso passare per tutto quello che vuole: prostituta o pazza. L’importante è che ne esca qualcosa.” – dice, alludendo ovviamente al Berlusca, parlando al telefono con il suo fidanzato Luca Risso, l’8 ottobre 2010, intercettata dalla Guardia di Finanza.
Oggi questo “qualcosa” sta emergendo prepotentemente, se si leggono le cronache giudiziarie di “Repubblica” a firma di Emilio Randacio. Quattro anni e mezzo dopo le aspettative di Ruby e poi delle sue colleghe sembrano quasi profetiche, perchè il Berlusca quelle promesse alle ragazze sembra averle mantenute, se spuntano 90 mila euro e consistenti beni immobiliari nel patrimonio della ventitreenne marocchima, presunta parente di Mubarak, salvata in Questura da Nicole Minetti, chiamata al telefono nella fatidica nottata del 27 maggio 2010, dal Cavaliere in persona.
I magistrati milanesi si sono convinti che gli approvigionamenti della ragazza sono ben superiori a quanto possano giustificare le sue entrate ufficiali. Insomma è come se Berlusconi voglia blindare il muro di omertà costruito intorno a quelle feste e a quei rapporti e lo faccia stipendiando e facendo donazioni consistenti al cerchio magico delle sue ragazze.
Questa pioggia di benefici dura da allora e consiste in un fiume di denaro e in comodati d’uso ventennale di appartamenti e ville, concessi alle ragazze.
Se Ruby ha scelto, dopo avere un po’ scorazzato per spiaggie e luoghi alla moda, la riservatissima Genova di Albaro, dove si muove come una dama in perfetto understatement, le sue amiche di avventura, come Barbara Faggioli, Roberta Bonasia, abitano, invece, nella ben più rutilante Torre Velasca di Milano, mentre Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli, altre fedelissime dei party di Arcore, si sono piazzate in una villa da 400 metri quadrati in Brianza.
Ora l’attesa è per il 2 marzo, quando al processo Ruby Ter andranno a deporre MaryStell Polanco e Barbara Guerra. Si vedrà allora se si apre qualche crepa nel muro di omertà che circonda sia il Bunga-Bunga, sia la famosa notte in cui Ruby venne salvata nella Questura di Milano dalla telefonata di Berlusconi e dall’arrivo della Minetti. Lei Ruby Rubacuori, Karima o Margaret che dir si voglia, aspetta a Genova, quartieri alti e molto silenziosi, dove neppure un fotoreporter l’ha ancora beccata.