A sua insaputa. Forse questa contro l’uomo, il politico, il ministro carico di responsabilità istituzionali e di ruoli politici è la sentenza più forte dei processi, delle inchieste che stanno sfumando a Perugia (inchiesta sulla cricca e l’acquisto della casa delle famose sorelle Pappa a un prezzo esorbitante) e che entrano in un binario lento a Imperia (indagine su di lui per associazione a delinquere in concorso con il famoso imprenditore Francesco Bellavista Caltagirone per avere favorito la fantasmagorica costruzione del superporto di Imperia con concessioni e operazioni ardite amministrativamente. E non solo).
Scajola sta tornando alla soglia della primavera 2011 sulla scena politica e parla cauto, ma è un po’ come se la ferita o meglio le tre ferite della sua carriera fossero state in qualche modo cicatrizzate. L’ultima sanguina di più, ma è ovvio.
Tornerà a occuparsi del partito di Berlusconi, come diavolo si chiamerà, da coordinatore unico anche se gli hanno già aperto il fuoco contro a incominciare da Marcello Dell’Utri, nemico storico e sostenitore di Verdini il fedelissimo che insieme a La Russa e al declinante Bondi sta guidando il Pdl nei marosi di un anno quasi drammatico. Ha messo le fondamenta al futuro lavoro già da mesi con la Fondazione Colombo, nome-tributo al suo maestro democristiano, grande studioso del navigatore genovese, dove ha riunito 62 deputati, presieduti da Antonio Martino, l’ex ministro, figlio dello statista liberale, un berlusconiano molto appartato da anni, con sede a Largo Chigi e quota d’ingresso da 10 mila euro.
Il partito e non il governo, malgrado i rimbalzi di voci liguri che parlano di uno spacchettamento del ministero dello Sviluppo Economico, con il ritorno di Scajola nella sede di via Veneto e lo scorporo delle comiunicazioni e tv al suo successore Paolo Romani.
Un ritorno alla sua missione iniziale, quella che da semplice peones deputato azzurro il Cavaliere gli affidò alla fine degli anni Novanta, dopo la sua inattesa e folgorante elezione in Parlamento e che lo portò alla vittoria clamorosa delle Elezioni Regionali del 2000, quando l’esito del voto esplose nelle clamorose dimissioni da premier di Massimo D’Alema e preparò il successo della casa delle Libertà nel 2001.
“Perchè mi è successo tutto questo”, racconta Scajola, alludendo alla stangata del Fagutale, la casa “a sua insaputa” che l’ha fatto cadere per la terza volta. “Ci ho pensato spesso perchè il caso è esploso molti anni dopo l’acquisto, la trattativa… Ho dato fastidio spingendo per il ritorno del nucleare con una soluzione “alla francese”, mentre magari gli americani si aspettavano che puntassi su di loro. Sa cosa mi è successo poco prima di Natale, quando il mondo era scosso dal superhacker D’Assange e da Wikileaks? Una mattina suona il mio telefonino segreto, quello il cui numero conoscono in pochissimi e sento una voce assolutamente ignota, che sussurra: ministro ha letto bene Wikeleaks? Vada a cercare bene… C’è anche lei e farà una bella scoperta. Scorro, scorro e mi trovo in un rapporto allarmato che gli americani mandano a Washington sull’operazione nucleare che l’Italia sta preparando. Proprio sotto la voce Scajola… E poi il contratto con la Turchia per una fornitura decennale di gas che avrebbe messo in sicurezza totale l’Italia, altro che ricatti nord africani e arabi! Guarda che coincidenza, dalle segnalazioni della Banca d’Italia saltano fuori quegli 80 assegni sospetti, firmati sei anni prima, per comprare la casa vicino al Colosseo!”