Una congiura vera e propria per tagliare le gambe al ministro imperiese, troppo pimpante? “Una congiura a più largo raggio”, spiega l’ex ministro che si sprecava sull’energia, “perchè dalla mia storia, esplosa all’inizio di maggio e culminata con le mie dimissioni, incominciano tutte le danze di guerra contro Berlusconi e il suo governo che non sono più finite. Partono con me e poi via via succede di tutto, la cricca degli appalti, la P3, la tempesta su Verdini, poi di nuovo Berlusconi con l’inizio del Ruby Gate, poi Pompei con i crolli, la mozione si sfiducia e Bondi messo in croce anche per i favori all’ex marito della sua compagna e poi via con il Bunga bunga e tutto il resto, Fini che parte e Casini dietro…”
Ma, mentre il leader di Imperia aspetta ancora rattrappito tra la Liguria e Roma, dove i suoi contatti con Berlusconi sono più frequenti e lunghi e oramai programmatici, dopo lo scatafascio iniziale dello scandalo Fatugale, a Perugia ombelico della sua inchiesta cosa fanno?
“Non un segno, non un avviso di garanzia, non una convocazione dai Pm, anzi il fine indagine senza il mio nome e perfino uno dei magistrati che quando mi dimisi chiese ad uno dei miei avvocati: ma Scajola perchè si è dimesso? Insomma io sono stato massacrato: vuol sapere come tutto è cominciato e perchè non sapevo veramente cosa era successo nell’acquisto di quella casa?
“Tutto era cominciato il 25 gennaio 2010, quando la Banca d’Italia segnala alla Guardia di Finanza gli assegni, in numero di ottanta, alle sorelle Papa. Sono fatti del 2004, l’anno della compravendita. Ma già prima di quel maggio, nell’estate precedente, un esposto-denuncia era arrivato alla Procura di Firenze sul quale si mette a lavorare la Guardia di Finanza. La storia dell’autista tunisino Laid Ben Fhati Hidri, un collaboratore di Diego Anemone viene scoperta dalla Gdf, che interrogando il tunisino, viene a sapere che lui un bel giorno porta una valigia con 500 mila euro in contanti all’architetto Zampolini, che si occupava dell’acquisto e della ristrutturazione della mia casa. In realtà dentro a quella valigia c’erano non 500 mila euro, ma 900 mila. Cosa dicono i verbali della Guardia di Finanza? L’autista racconta che quella valigia gliela ha consegnata Anemone in persona e che dentro ci sono i soldi per la casa di Scajola. Zampolini va con la valigia dal direttore della Deutsche Bank, filiale di largo Argentina, che trasforma quei contanti in assegni, appunto 80 assegni da 12 mila euro ciascuno per stare dentro i limiti di legge..
“Quello che non si sa, ma che ho scoperto dopo, facendo le mie indagini è che solo una settimana prima le sorelle Papa, le venditrici, aprono un conto corrente proprio in quella banca e in quella filiale. Che bisogno c’era di farlo? Ma io di quegli 80 assegni non ricordo nulla, non ricordo nulla.”
Ecco il patatrac, ecco il nocciolo dell’accusa chiave “ a mia insaputa”, dello scandalo del ministro a cui pagavano la casa e lui non lo sapeva, non capiva o faceva finta, visto che sono uscite dichiarazioni di tutte le parti in causa di quella massiccia consegna degli assegni, il direttore che li porgeva a Scajola, Scajola che li firmava e poi, uno a uno, li consegnava alle venditrici. Come è possibile che quelli dichiaravano e lui non sapeva niente?
Scajola si scalda un po’ e riprende il suo racconto. “Andate a leggere i verbali delle dichiarazioni dei testi nella inchiesta di Perugia. Spulciate tutti gli atti. Cercate le virgolette di quelle dichiarazioni: ho preso gli ottanta assegni, ho consegnato gli ottanta assegni, ho preparato gli ottanta assegni… Non ci sono. Sono finite sui giornali come dichiarazioni giurate ma non ci sono nelle carte. Ah come mi sono pentito, anzi è l’unica cosa di cui mi sono pentito in tutta questa vicenda, di non avere fatto una conferenza stampa, contestando a chi mi contesta quelle dichiarazioni virgolettate, di mostrarmele, di farmi vedere i documenti con le virgolette. Di farmi sbattere il naso sulle firme…”