E’ stato durante l’estate che la puzza di bruciato sulle operazioni disinvolte dei finanziamenti pubblici ha incominciato a ammorbare gli zeffiri dolci del Parco. I poliziotti spediti lassù dalla Procura di Spezia, mossa dai colleghi romani, stavano setacciando tutte le operazioni di finanziamento del parco e Bonanini era furibondo. Sospettava l’inchiesta a tappeto. “Ci stanno puntando, aveva detto al sindaco di Riomaggiore, dobbiamo attaccare.”
Gli agenti erano saliti sui sentieri dei Santuari e avevano scoperto una piccola impresa edile che stava ristrutturando il rustico di Brunetta. “Abbiamo finito i lavori, mancano solo le rifiniture”, aveva spiegato l’impresario, un certo Daniele Carpanese. E agli agenti increduli aveva aggiunto che lui conosceva solo la cifra dei lavori, non il prezzo di acquisto. Giù in paese c’era chi garantiva che l’operazione immobiliare ne valeva, almeno, 200 mila, forse 300 mila di euro. E chi sarebbe stato il garante, se non il Faraone, eroe bipartizan, al quale l’acquisto di Brunetta dava una bella copertura. Non solo “politica”, ma proprio finanziaria, perchè i fondi per ristrutturare e indirettamente far pagare poco l’acquisto del ministro, sarebbero arrivati, secondo l’accusa, da uno di quei finanziamenti statali, diventati una sospetta “cresta” che l’Ente Parco riceveva attraverso un ente Regione sempre molto attento a aiutare il Faraone.
Un gioco sottile che si stava scoperchiando e la cui scoperta mandava in tilt Bonanini e i suoi. E’ in quei giorni che sul grande parco incomincia a volare un Corvo che semina il borgo, i sentieri, le case da sogno, di lettere anonime che denigrano gli inquirenti, in particolare l’agente di Ps più solerte, Andrea Mezzochiodi, bersagliato da accuse infamanti, anche erotiche.
Chi è il Corvo che svolazza in paradiso e cerca di minare l’inchiesta? E perchè il Faraone e la sua “cricca” chiedono, proprio in quei giorni, di bonificare i loro uffici temendo di essere intercettati e ottenendo il risultato contrario? Oramai le cimici hanno succhiato tutto quello che potevano dei colloqui tra il Faraone, il sindaco, i tecnici del Comune, gli esperti dei finanziamenti.
Oramai la morsa si sta stringendo e tutto il Parco mormora e tutte le Cinque Terre sentono che la tempesta sta per arrivare.
Nel giorno delle manette in Paradiso si scoprirà anche che il Corvo è il Faraone stesso, che le lettere anonime partivano da lui, così come suoi erano i tentativi di coinvolgere per farsi difendere il ministro Brunetta. Gli inquirenti trovano le copie delle lettere in una abitazione del borgo. E il cerchio si chiude completamente.
Non solo quello intorno al Faraone e alla sua cricca, ma anche a tutta la Liguria di un’estate scandalosa. A maggio si era cominciato da destra o da Ponente se volete, con il caso di Scajola, l’imperiese e la sua casa al Colosseo, pagata a sua insaputa dalla cricca doc, quella romana. A settembre si finisce a sinistra e a Levante, se vi piace, con il rustico del ministro Brunetta, che fa scoperchiare le accuse al Faraone.
Scajola si dimette l’8 maggio da ministro dello Sviluppo Economico. Il 29 settembre Franco Bonanini si dimette da presidente del Parco delle Cinque terre, patrimonio dell’Umanità, con una lettera drammatica: “Ho solo agito nell’interesse del Parco, non mi sono messo in tasca nulla e lo dimostrerò. Uso le poche forze che mi restano per difendermi.”
In Paradiso incomincia un autunno grigio dopo un’estate rovente. E in Liguria non sanno più da che parte guardare: a Ponente dove l’impero di Scajola trema ancora o a Levante dove il silenzio del Paradiso di Bonanini è rotto dal tintinnio delle manette?
