Quanto è puntuto nella sua quinta vita il “cinese”, che attacca a tutto spiano, sventolando i documenti del governo regionale che restringono al 3% gli investimenti stanziati dalla giunta Burlando per difendere il territorio pochi mesi fa, prima delle ultime catastrofi alluvionali, ma dopo quelle terribili del 2011 nelle Cinque Terre e poi di Sestri Ponente e nel cuore di Genova, con gli straripamenti del fereggiano e i sei morti.
Si difende dalle stilettate e dalle frecce avvelenate il “cinese”, promettendo che continuerà a fare l’eurodeputato e il candidato insieme, rinunciando a “inaugurare qualche bocciofila, per la quale il cuore mi duole….”, osserva, respingendo la richiesta di chi voleva che mollasse il seggio e lo stipendio da europarlamentare.
Annuncia un salario minimo di cittadinanza per i liguri e dispiega tutta la sua esperienza sindacale nell’immaginare un futuro post industriale nel quale sistemare la manifattura ancora in piedi dopo lo sfacelo postindustriale e lanciare veramente il polo tecnologico-informatico di Erzelli, la piaga aperta delle incompiuta genovese numero uno.
Promette senza farsi tremare troppo la sua mitica barba bianca di avere colto bene tutte le potenzialità di un vero pescaggio del patrimonio storico-culturale che la Liguria contiene e che non è mai stato sfruttato in pieno come il turismo, azzoppato proprio dalla mancanza di collegamenti. Che disastro quando l’Europa ha così puntato con i suoi corridoi di arrivare in Liguria attraverso la Svizzera e con la linea Lisbona-Barcellona- Marsiglia- Nizza- Ventimiglia.
“Magari ci sono aspettative misurate su grandi interessi per velocizzare questi collegamenti, ma a noi importa che quelle infrastrutture si realizzino senza perdere più tempo.”, spara con la pistola di Tex. E sono chiare le allusioni al Terzo Valico, finalmente incominciato dopo 25 anni dalla sua progettazione, a quasi venti anni da quando Burlando era il ministro dei Trasporti che parlando di alta capacità aveva frenato con la rapida il progetto e le allusioni al raddoppio della Ventimiglia-Genova.
Siamo scollegati perchè non siamo capaci di “parlare” con i vicini che siano le altre regioni o che siamo gli altri Stati europei, ammonisce dalla sua cattedra di eurodeputato, uno di quelli che non ha mai mancato le sedute delle sue commissioni e del Parlamento Ue.
Ancora tu ma non dovevamo vederci più? Sergio Cofferati sciorina il suo piano, cerca di dimostrare come il suo ingresso in Liguria è nel cuore dei problemi, ma il pubblico che è arrivato a riempire la Sala Sivori sulle poltroncine di velluto rosso, come si conta e come si schiera?
Andare a spasso per questa platea, seduta e in piedi, è uno spettacolo perchè dimostra in pieno quali faglie di terremoto percorrano la Sinistra o meglio il centro-sinistra che Cofferati si infervora a difendere come formula storica e attuale, citando anche leader un tempo avversari storici come l’oramai leggendario per tutti Paolo Emilio Taviani, ex ministro, senatore, studioso di Cristoforo Colombo, gloria numero uno della politica ligure post bellica, ancorchè sostenitore del primo centro-sinistra italiano.
Tanto per incominciare in prima fila ci sono il direttore del Teatro Stabile di Genova, tempio della prosa, Carlo Repetti, che era un “fratello” di Burlando e al suo fianco il nuovo sovraintendente del Carlo Felice Vittorio Roi, degne scorte di Giuliano Montaldo. La cultura e il teatro d’abord verrebbe da dire…
Ma tre poltrone più in giù c’è il rampante sindaco di Savona l’ultrarenziano Federico Berruti, che aveva già incominciato la campagna “primaria”, sfidando dalla sua città la Raffaella, ma che poi si era ritirato dalla sfida in prima persona ed ora appare come il link perfetto tra il “cinese” e il renzismo, una specie di presidente alter ego, giovane, ma già maturato, uno che alla Leopolda 1 sedeva a fianco del Matteo e ora sta qua.
Certo in sala c’è lo stuolo storico della linea di comando dell’apparato apparatikit che fu Pci e post Pci: dall’ultraottantenne Piuetro Gambolato, a Mario Margini, segretario storico, assessore regionale, stratega inveterato del potere civico e regionale, testa fine e bersaniano di ferro, Ubaldo Benvenuti, ex consigliere regionale, anche lui “storico” leader-ponte tra la tradizione Pci e il futuro di trasformazioni, Claudio Montaldo, l’attuale vice presidente della Giunta di Burlando, il potente assessore alla Sanità, l’anti Paita numero uno, dopo essere stato il fedelissimo scudiero di quello che una volta chiamavano SuperClaudio (Burlando). Ma ci sono anche gli altri, da pescare come le arringhe rosse, che nobilitano lo schieramento del cinese. C’è il segretario regionale Pd, il giovane Giovanni Lunardon, uomo dalle cento tribolazioni partitiche, un savonese che già liquidò Marta Vincenzi politicamente e che ora affronta Burlando, c’ è il giovane deputato di area dem Lorenzo Basso, già candidato recalcitrante a fare il sindaco e pure il presidente della Liguria, un lettiano doc, che vuol restare a Roma, fuori dalle risse liguri, ma che fa la sua scelta spaccando l’area cattolica del Pd.
Già, perchè il personaggio oggi più in vista dell’intero movimento a Roma e Genova, la ministra Roberta Pinotti, in odore di candidatura al Quirinale, si è schierata con Raffaella Paita, probabilmente per non rompere il filo dei rapporti con il premier, che ha affidato la Liguria al suo vice Lorenzo Guerini, per ora recitando la parte di Poinzio Pilato davanti alla faida ligure.
