Il governatore Bassolino vuol tornare a fare il sindaco di Napoli. L’imbarazzo politico del Pd

Se è dal mattino che si vede il buon giorno, per il Pd napoletano la notte è sempre più fonda e difficilmente, quando e se spunterà l’alba, il cielo sarà sgombro dai nuvoloni che da tempo accompagnano la vita del partito.

La sola idea, infatti, che in mancanza di meglio la sinistra partenopea abbia innescato un dibattito serrato sulla opportunità (e per molti la necessità) di candidare Antonio Bassolino a sindaco di Napoli, la dice tutta sulla povertà politica, culturale e perfino etica che caratterizza il Pd di quella disastrata città.

Fino allo scorso anno, il “governatore” campano che aveva già amministrato il capoluogo regionale per dieci anni, era la palla al piede della sua forza politica ed additato da amici ed avversari come il responsabile principale della decadenza della Campania. Gli si imputavano lo scandalo dell’immondizia, la crescita della disoccupazione, il disfacimento di un ceto politico che pure aveva retto all’impoverimento ed al mancato decollo economico ed  una certa disinvolta creazione di clientele politiche che certo non hanno fatto bene alla sua immagine.

Sotto processo con diversi capi d’accusa, Bassolino ha tenuto testa a Weltroni che gli chiedeva, alla vigilia delle elezioni politiche, di dimettersi, all’opposizione che lo voleva cacciare da Palazzo Santa Lucia, ai suoi stessi compagni di partito che prendevano le distanze da lui. Curiosamente, se non proprio alla sua “rinascita”, quantomeno alla resistenza ha contribuito Silvio Berlusconi il quale, impegnato dopo la vittoria dell’aprile dello scorso anno, a ripulire Napoli e la Campania ha trovato proprio in Bassolino un insperato alleato. Miracoli o contorsioni della politica?

Adesso, pur nicchiando, da presidente della Regione non disdegnerebbe di tornare a Palazzo San Giacomo, sulla scomoda poltrona che per due mandati è stata di Rosetta Russo Iervolino.  Sponsor, con grande sorpresa dei cittadini, non gli mancano. E naturalmente tutti i suoi sostenitori lo invocano come il vero “innovatore” indispensabile a risolvere gli annosi e complicati problemi sul tappeto.

È così per esempio, cogliendo fior da fiore, che si esprime tale Diego Belliazzi, una creatura bassoliniana, presidente della Fondazione “Sudd” (con due d, mi raccomando):  «Non riesco proprio ad intravvedere un giudice né tantomeno un tribunale dell’innovazione che abbia i titoli per stabilire a Napoli e in Campania chi possa rappresentare il rinnovamento politico. Anzi, la storia recente del nostro partito ci insegna quanto sia controproducente costruire carriere sull’antibassolinismo». Come dire: chi tocca Bassolino è come se toccasse i fili dell’alta tensione.

Al di fuori di lui, insomma, non ci sarebbe futuro per la sinistra napoletana e forse neppure per la città. Comprendiamo il furore fideistico di chi deve tutto ad una persona, ma non possiamo giustificarlo. Come non giustifichiamo affatto che la falange bassoliniana, costituita da uomini di peso, prima nelle amministrazioni cittadina e regionale e poi nei parlamenti nazionale ed europeo, quali Antonio Marciano, Andrea Cozzolino, Gianfranco Nappi sia tutta schierata acriticamente a favore dell’ennesima discesa in campo del “governatore”. Il quale, da uomo intelligente qual è, crediamo si stia chiedendo quali siano i suoi meriti al punto di godere di una simile mobilitazione per farlo tornare al mestiere che incominciò nel lontano 1993.

Qualche voce dissonante per fortuna, nello stesso Pd, si leva. Il filosofo-deputato Eugenio Mazzarella, studioso eccellente e politico accorto, ha bocciato senza mezzi termini la candidatura di Bassolino. Il primo cittadino di Ercolano, che ha un peso, al di là della carica che ricopre, nel partito in Campania, Nino Daniele, ha fatto sapere che «se Bassolino si ricandidasse al Comune, sarebbe la dimostrazione lampante che, nel corso del suo lungo ciclo, non ha costruito una nuova classe dirigente». E questa è una verità incontestabile.

Con simili credenziali è serio parlare di rinnovamento? È probabile che il Pd alla canna del gas, nonostante le preferenze fatte avere a Cozzolino dallo stesso Bassolino in occasione delle europee, non possa affidarsi ad altri che all’uomo che ha costruito un ramificato sistema di potere. Per quanto contestato, egli se non è l’uomo nuovo è senza dubbio l’unico che il partito ha a disposizione e con il quale Franceschini o Bersani dovranno fare i conti. Purtroppo i conti, se davvero il governatore dovesse correre per ridiventare sindaco, li farà anche la città che da Bassolino non ha visto sprigionarsi quel “rinascimento partenopeo” promesso e dai suoi agit prop sbandierato.

La camorra continua ad imperversare come sedici anni fa, la disoccupazione ed il disagio sociale sono aumentati a dismisura, molte aziende hanno chiuso i battenti, la microcriminalità tiene alla larga da Napoli i turisti e per i cittadini, dopo una certa ora di sera, comincia il coprifucoco. Per non dire di progetti avviati e rimasti allo stato embrionale, nonostante l’esborso di cifre esose per progettisti, creativi, consulenti.

Napoli è una città in perenne agonia. Per resuscitarla i vecchi medici non servono più.

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