ROMA – La sinistra del Partito Democratico si sta rivelando il migliore alleato dell’affabulante Presidente del Consiglio, che può utilizzare le sue bacchettate ai Bersani di turno per accreditare sempre più nell’opinione pubblica moderata e benpensante il suo immaginato partito della nazione capace di fagocitare l’intero schieramento politico, superando l’ormai obsoleta distinzione tra destra e sinistra.
Ne è prova l’insulsa polemica sulla legge di stabilità concretizzatasi da parte della sinistra PD nella critica all’abolizione della tassa sulla prima casa, che applicata a tutti, ricchi e poveri, sarebbe addirittura anticostituzionale! Una polemica senza senso che ha consentito a Renzi di dire “vado avanti come un treno” e di sbandierare questa legge di stabilità come una legge che abbatte le tasse e promuove finalmente lo sviluppo economico del Paese, anche in polemica con le autorità europee.
La verità è ben diversa. La legge di stabilità non contiene di fatto nessuna manovra espansiva. Come giustamente ha scritto Giorgio La Malfa è una legge che “abbaia, non morde”. Proprio per questo Renzi, ben sapendo che dall’Europa non verrà nessuna obiezione, può abbaiare che se Bruxelles dovesse bocciarla lui la ripresenterà tale e quale. Un bel colpo di teatro per penetrare nell’elettorato antieuro della Lega.
L’abolizione della tassazione sulla prima casa, a prescindere dalle valutazioni della sinistra del PD, non provocherà, come non ha provocato in passato, alcun aumento della domanda domestica dei consumi, ma serve soltanto, come la mancia degli 80 euro alla vigilia delle elezioni europee, a intercettare il consenso elettorale del bacino berlusconiano ormai in disarmo, alla vigilia di una tornata elettorale amministrativa che appare alquanto difficile per il PD di Renzi.
Se si vogliono realmente incentivare i consumi interni non vi è altra soluzione che quella di abbattere il peso fiscale sulle aziende e sui redditi da lavoro subordinato, riducendo in maniera tangibile l’Irpef e il cuneo fiscale. Questa legge di stabilità non interviene sull’Irpef e contrae per il 2016 le agevolazioni contributive a favore delle nuove assunzioni. Guarda caso anche la spending review è stata rivista al ribasso. I tagli alla spesa pubblica saranno meno di quelli previsti. Il che significherà alla fine un ulteriore aumento, non più una riduzione, della spesa pubblica.
Un taglio serio della spesa pubblica può farsi soltanto con una sua rivisitazione complessiva e soprattutto non limitandosi a temporanee potature ma decidendosi a restringere i confini del suo campo di intervento. Ovviamente ciò significherebbe scontentare fette sociali e imprenditoriali che vivono e si nutrono di spesa pubblica. La legge di stabilità di Renzi non può scontentare nessuno ma deve soltanto promettere: taglio delle tasse, ripresa dell’economia, ottimismo, fiducia, ecc.
E’ in questa prospettiva che la legge di stabilità promette di elevare l’uso del contante sino a 3.000 euro. Guarda caso esattamente un anno fa il Ministro Padoan (lo stesso di oggi) andava sostenendo che la limitazione della circolazione del contante era dettata dall’esigenza di fare emergere l’economia sommersa. Non a caso, quella di oggi è una misura applaudita da commercianti e artigiani, alla quale non siamo contrari, ma chiamiamola con il suo vero nome: non è un semplice aiuto a facilitare i consumi, ma intende chiudere un occhio su un’evasione fiscale, sia pure marginale, nella speranza che questa evasione si trasformi in un aumento della domanda di beni di consumo.
In conclusione, al di là dell’ottimismo di facciata profuso da Renzi a piene mani, il giudizio su questa manovra si riassume nell’affermazione di Mario Monti: “Si comprano i voti di oggi con i soldi di domani”.