Contro Cesare Berlusconi e la sua arroganza Giulietti chiede trasparenza. Troppo in una democrazia?

Giuseppe Giulietti

Sono tra quei pochissimi deputati che hanno deciso di non votare l’ennesimo rifinanziamento delle missioni militari italiani all’estero. Ho deciso di dare un voto negativo per ragioni di metodo e di merito.

Trovo infatti sempre più singolare che ogni sei mesi, quasi con il pilota automatico innestato, si proceda a rinnovare i doverosi contributi decotestualizzandoli dalle concretissime situazioni nelle quali i militari italiani si trovano ad operare.

Sudan, Libano, Iraq e, soprattutto, Afghanistan rappresentano situazioni differenti che meiterebbero una verifica e persino una valutazione sulla opportunità di mantenere in vita missioni che hanno perso il loro significato iniziale e che, in talune realtà, non sono riuscite a raggiungere gli obiettivi che erano stati dichiarati e fissati.

Non casualmente il medesimo congresso americano, e non solo, si sta aspramente interrogando sui modi e sui tempi delle medesime missioni. Da noi il tutto sembra essere stato derubricato ad un appuntamento rituale da consumarsi nei tempi più rapidi possibili. Come se non bastasse, qui viene anche una questione di merito, nel medesimo provvedimento è stato infilato un finanziamento di 600 mila euro a favore della Rai perchè dovrà assicurare attraverso Rai international “una campagna di illustrazione delle attività italiane”, tale fondo sarà gestito d’intesa con la Presidenza del Consiglio.

Perchè mai la Rai dovrebbe garantire un simile servizio a pagamento? Se si tratta di raccontare del ruolo e della funzione di queste missioni non è sufficente la normale copertura garantita dalle rete e dalle testate nella loro autonomia editoriale? Perchè si costituisce un fondo speciale?

Come se non bastasse, il Governo e la maggioranza hanno affossato anche un emendamento presentato dai radicali che si limitava a chiedere che almeno venisse prodotta alle Camere una rendicontazione per essere messi a conoscenza sulle modalità delle erogazioni. Per quale ragione non si è voluto accogliere un elementare principio di trasparenza? La cultura del sospetto non ci appartiene, ma questi comportamenti autorizzano davvero i cattivi pensieri, il sospetto che le ragioni della propaganda siano sempre e comunque prevalenti su quelle della informazione.

Dal momento che nessuno, ma proprio nessuno, ha neppure sentito il bisogno di bofonchiare qualcosa di comprensibile per giustificare questa ed altre assurdità, ho deciso di votare no, non solo per ragioni di metodo, ma anche per prendere le distanze da comportamenti profondamente segnati dalla arroganza, dalla villania, da quella convinzione di impunità che, prima o poi, travolgerà Cesare e i suoi fratelli.

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