E’ vero: a nessuno può e deve essere consentito di poter diffamare liberamente e persino di negate il diritto alla rettifica, quando una dignità ed una vita siano state lese e sfregiate ingiustamente. Quello che, invece, non trova e non troverà mai il nostro consenso è la condanna al carcere per questo tipo di reati.
Non a caso le medesime istituzioni Europe hanno richiamato l’Italia, invitandola a rivedere la normativa, ad eliminare la galera per i cronisti, magari rafforzando la rettifica, imponendo la immediata pubblicazione, ampliando lo spazio per l’offeso, rendendo più rapida la giustizia civile. Sarà appena il caso di ricordare che anche la condanna dei tre giornalisti di Panorama contribuirà ad aggravare la già vergognosa posizione italiano nei rapporti internazionali in materia di libertà di informazione e di diritto di cronaca.
Di fronte a questo allarme non può e non deve esserci spazio per valutazione di parte. La condanna al carcere è sbagliata, a prescindere dai condannati, dalla loro,simpatia, dalle loro convinzioni politiche, mai come in questo caso si difende un principio, non una corporazione o peggio una corrente della corporazione.
Alla politica spetterebbe ora il compito di abrogare la norma e non solo quello di esprimere solidarietà a questo o a quel cronista. Invece non accadrà nulla perché, come già è accaduto nel passato, alcuni useranno questa condanna per presentare proposte che cancellino il carcere e, contestualmente, aprano la strada ad altri bavagli, ad altre sanzioni, ad altri controlli. Passato l’effimero sdegno, tutto tornerà come prima, sino alla prossima condanna e al conseguente impegno per “abrogare la norma, senza se e senza ma…”.