Giulietti contro tutti i bavagli, da Prodi a Berlusconi da Mastella a Alfano: perché affossare la legge

Sulle ragioni dello sciopero non ho nulla da aggiungere all’editoriale di Franco Siddi, segretario dei giornalisti italiani. Come potevano non scioperare dopo che la stessa forma di lotta, a suo tempo, era stata decisa contro la legge Mastella sulle intercettazioni, per altro condivisa da quasi tutti i deputati di tutti gli schieramenti?

Sarebbe stato singolare che, in questa occasione la guardia fosse risultata più bassa, anche perchè il testo predisposto da Alfano è assai peggiore di quello, già brutto, voluto dal governo di centro sinistra (e che detto per inciso mi rifiutati di votare insieme con altri nove colleghe e colleghi).

Ancor prima di affrontare i temi legati al diritto di cronaca sarà appena il caso di ricordare le parole con le quali un uomo moderato e distante da ogni forma di protagonismo, quale è il procuratore anti mafia Pietro Grasso, ha liquidato un testo che rischia di colpire a morte lo stato di diritto e la stessa sicurezza nazionale. Non a caso il presidente Fini, dopo quella drammatica testimonianza, ha testualmente dichiarato: “Dopo l’audizione di Grasso non possiamo far finta che non sia successo nulla”.

La parte relativa al diritto di cronaca è ulteriormente peggiorata rispetto al testo Mastella: sono state inasprite le sanzioni a carico dei giornalisti e degli editori,è stato introdotto un divieto totale di pubblicazione su tutti gli atti sino al pubblico dibattimento, sono state sottratte competenze all’Ordine dei giornalisti in materia di sanzioni e di autoregolamentazione deontologica, sono state predisposte norme tese a colpire la rete, il tutto in un contesto di ripetute aggressioni nei confronti dei giornali e dei giornalisti non allineati.

Se la questione reale fosse stata quella relativa al diritto alla riservatezza, sarebbe bastato accogliere le proposte avanzate dai più raffinati giuristi e costituzionalisti in materia di udienza filtro, di soppressione delle parti non rilevanti delle intercettazioni, di nuovi compiti affidati alla autorità di garanzia per la privacy.

Questa strada non è stata neppure tentata perchè non è questo l’obiettivo della legge, che si propone invece , come ha scritto in modo limpido il professor Rodotà, di oscurare la pubblica opinione, di renderela meno informata e dunque meno libera.

Tutto il resto sono balle che non hanno ingannato nessuno. Non a caso l’Osce ha già inviato una ammonizione all’Italia invitandola a non compiere nuovi passi falsi in materia di libertà di informazione.

Le principali associazioni internazionali e nazionali degli editori e dei giornalisti hanno parlato di una pietra tombale sul diritto di cronaca. Persino le autorità di garanzia delle comunicazioni e della privacy hanno dovuto segnalare, nelle loro relazioni annuali, che si corre il rischio di una eccessiva compressione del valore costituzionale della libertà di informazione.

Di fronte a questo quadro cosa avrebbero dovuto fare i giornalisti e le loro organizzazioni?  Si può e si deve discutere delle forme di lotta, si debbono individuare tutte le strade possibili, sicuramente questo tema sarà al centro della riflessione e della azione che il sindacato e tante associazioni dovranno fare dopo la giornata del 9 luglio. Sarebbe infatti un errore liquidare frettolosamente consigli e proposte che vengono da donne e da uomini che non possono minimamente essere sospettati di “connivenza con il nemico”, come si usava dire un tempo.

Per respingere l’assalto in corso e affossare definitivamente la legge bavaglio, ci sarà bisogno di allargare il fronte, sino a comprendere quel pezzo della destra che, anche su questo tema, non sembra disponibile a ratificare passivamente e supinamente i voleri del capo supremo.

Se la giornata del silenzio avrà successo e lo sciopero riuscirà sarà meglio per tutti e dal 10 luglio sarà più facile costruire le condizioni affinche questa legge o sia ritirata o sia affondata nelle aule del Tribunale di Strasburgo prima e della Corte Costituzionale poi.

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