Le mille ossessioni e le nove vite di Berlusconi Silvio

Berlusconi a Milano parla davanti ad un gazebo Pdl

“Papà non conti nulla, non ti hanno neanche contattato per chiederti di votare la fiducia a Berlusconi…”, così mi ha apostrofato mio figlio dopo aver letto che il presidente e i suoi seguaci stanno “supplicando amorevolmente” tutti i parlamentari disponibili a fare il salto della quaglia ed anche quello della dignità.

Eppure almeno una telefonata, un caffè pagato, una strizzata d’occhio me la sarei meritata, dopo aver passato tanti anni ad occuparmi proprio di Silvio e del suo conflitto di interessi, per altro con scarsa fortuna, non riuscendo a convincere neppure amici e compagni, convinti di essere più furbi, ma tanto più furbi del piccolo Cesare che, al contrario ha “schienato” tutti.

Eppure non gli avrei chiesto molto, mi sarebbe bastata una comparsata con Emilio Fede al posto delle meteorine, oppure la possibilità di telefonare qualche volta in diretta e di molestare le trasmissioni e i giornalisti che proprio non riesco a sopportare, o anche la opportunità di assistere in diretta ad uno di quegli incontri privati con il colonnello libico o con l’amico Vladimir, indimenticabili momenti di politica internazionale, per non parlare dei pranzetti con gli esponenti del Vaticano, capolavori di tartufismo e di relativismo etico.

Dal momento che non mi hanno chiamato, anche perchè il mutuo lo pago già e non ho in corso pignoramenti di alcun tipo, non potrò che votare per la sfiducia a questa governo, nella speranza che, almeno per una volta, vi sia una rispondenza reale tra le dichiarazioni e i fatti.

La maggioranza dei parlamentari si è espressa per la sfiducia e solo eventi imponderabili, quali la compravendita dei singoli, potrebbero mutare il corso degli avvenimenti.

Comunque vadano le cose, checchè ne pensino i suoi tifosi, il muro di Arcore è ormai crollato, il mito della invincibilità è andato in frantumi, la compattezza della maggioranza si è liquefatta, il piccolo Cesare è costretto a rincorrere chiunque pur di supplicare un tozzo di pane, cioè almeno un voto di maggioranza. Perda o vinca di un soffio, la parabola del berlusconismo si è conclusa, anche se i tempi e i modi di questa conclusione potrebbero rivelarsi terribili per le sorti del paese.

Ironia degli eventi a segnare la condanna a morte politica di Berlusconi sarà proprio quel conflitto di interessi che lo ha fatto volare, ma che ora, anche se nessuno ha il coraggio di dirglielo, rappresenta il piombo sulle ali che altrimenti, sia pure in modo maldestro, avrebbero potuto cercare di riprendere il viaggio e di portarlo a conclusione alla meno peggio.

Non vi è dubbio, infatti, che chiunque altro al posto di Berlusconi, di fronte allo scenario che si è determinato avrebbe fatto un passo indietro, avrebbe indicato un delfinoo almeno una trota come ha fatto Bossi con il figlio, spiazzando Fini e soci. Chiunque altro, ma non Berlusconi perchè lui vuole, anzi esige che gli siano date non garanzie di continuità politica, ma garanzie private, di tipo giudizario e patrimoniale, torniamo così al conflitto di interessi, alla vera e propria ossessione che lo porta a vedere ovunque l’ombra di Rupert Murdoch.

L’editore australiano è il suo vero incubo, altro che il comunismo internazionale! Berlusconi lo ritiene il mandante di Wikileaks, il capo del complotto mediatico internazionale, e soprattutto, colui che vuole portargli i via i soldi in Italia, ma su questo punto rimando all’ottimo pezzo di Paolo Gentiloni.

“Chi è causa del suo mal pianga se stesso…”, verrebbe da dire. Ricordo ancora quando un mio intuitivo amico mi invitava a leggere gli articoli su Murdoch, chiamato “lo squalo” e descritto come il teorico della “killer competition”, capace di fare e disfare governi. In Italia lo chiamò proprio il vecchio Silvio con l’obiettivo di fare la pelle ai frances i di Canal Plus, ritenuti troppo vicini ai socialisti francesi e quindi in contrasto con i suoi interessi politici ed aziendali. Per questo non volle che nella legge Gasparri ci fossero regole per colpire le posizioni dominanti nei diversi mercati. Ma la furbizia di allora si sta ora rovesciando nel suo contrario, sul piano politico ed industriale.

Berlusconi ha mille risorse, le sorprese non mancheranno, la partita non è ancora conclusa, ma a salvarlo dalla sconfitta finale non sarà certo quel pugno di parlamentari folgorati lungo la strada che da Di Pietro porta a Palazzo Grazioli…

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