Radio Centopasso: “Salviamo il casolare in memoria di Peppino Impastato”

ROMA – “Salviamo il casolare e tutto ciò che conserva l’ultimo respiro di Peppino..”, questo il cuore, nel senso letterale della parola, dell’appello lanciato in queste ore da radio Centopassi e da Giovanni Impastato, fratello di Peppino, morto ammazzato dalla mafia, affinché quel luogo sia trasformato in una sorta di museo all’aperto. Del resto, già da anni, centinaia e centinaia di perone si recano lì per onorare la memoria di chi è morto per difendere la legalità contro la mafia.

Gli amministratori del comune di Cinisi, Palermo, si erano impegnati ad espropriare l’area e ad utilizzarla per realizzare una sorta di museo a cielo aperto, un luogo dove recarsi non solo per deporre un fiore o per recitare una preghiera, ma anche un punto di incontro per scuole, gruppi, associazioni che non vogliono dimenticare, ma soprattutto desiderano progettare un futuro libero dalle cosche, dagli amici degli amici, dalle istituzioni deboli o conniventi.

Attualmente il luogo dove Peppino fu ammazzato, in località Feudi, a pochi chilometri da Cinisi, è ridotto in condizioni pietose, mancano i soldi, almeno così dicono gli amministratori, per realizzare la struttura prevista, forse potrebbe persino essere cancellato il ricordo di quell’agguato assassino.

Forse per trovarli basterebbe chiedere al governo di tassare i capitali mafiosi rientrati in Italia grazie al “provvidenziale scudo”, protetti dal più totale e amichevole degli anonimati.

Per questo Giovanni Impastato, la radio Centopassi, tanti altri amici ed associazioni hanno rivolto un appello al comune, e a tutte le istituzioni, locali e nazionali, affinché ci sia una grande e convinta mobilitazione civile e popolare per impedire che si consumi, anche involontariamente, un nuovo sfregio, una sorta di oltraggio alla e della memoria di Peppino.

Mai come oggi Peppino merita di essere onorato per la sua indomita battaglia contro le mafie, ma anche perché lo fece a mani nude, usando la penna e il microfono, senza mai piegarsi alle minacce di chi gli chiedeva di autoimbavagliarsi o di autocensurarsi.

Ricordare la sua memoria e il suo coraggio ci sembra ancora più attuale in queste ore, dove il senso della dignità individuale e collettiva sembra essere stato sepolto da quintali di fango, politico ed etico.

Per ripartire ci sarà bisogno anche di coltivare la memoria dei tanti Peppino Impastato che hanno davvero onorato la Costituzione e la legalità repubblicana.

 

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