” Quello che non fece Masi, lo farà la signora Lei?..”, quasi solo Blitz aveva titolato così all’indomani della nomina della signora Lorenza Lei alla guida di Viale Mazzini. “La giudicheremo dagli atti, non certo dalle parole, basterà attendere le prime delibere..”, persino queste prudentissime parole furono accolte con fastidio da “amici e compagni” travolti dalle sbornie, assolutamente legittime, rimediate dopo l’avvenuta cacciata di Mauro Masi, per altro non rimpianto da alcuno. Il problema non è Lei, intesa come signora, ma sarà Lui, inteso come Berlusconi, e quanta libertà deciderà di lasciare al suo servizio d’ordine alla Rai..”, ci permettevamo di aggiungere e precisare. Non vi è dubbio alcuno che quello che Masi non fece, ora lo sta facendo la sua erede.
Berlusconi ed il fido ministro Romani avevano indicato una lista di programmi da chiudere e di autori da espellere. Questa lista comprendeva Michele Santoro, Marco Travaglio, Vauro, il programma ” Anno Zero” Fabio Fazio, Roberto Saviano, Serena Dandini, Milena Gabanelli, Giovanni Floris, Maurizio Crozza. Questi nomi, e altri ancora, sono contentuti nelle telefonate di Berlusconi intercettate e all’esame dei giudici di Trani, e per altro, sono stati pubblicamente citati dal medesimo presidente del consiglio nelle sue esternazioni dopo la recente batosta elettorale e referendaria. Non è escluso che altri elementi possano emergere dalle inchieste in corso sui deputati Papa e Milanese, e sulla loggia P4. Ebbene, uno dopo l’altro, i nomi e i programmi della lista sono stati colpiti.
Prima è stato soppresso Anno Zero, poi è stato allontanato Roberto Saviano, quindi è stato espulso il programma ” Vieni via con me”, poi è toccato al direttore di Rai Tre Paolo Ruffini , ora si stanno determinando le condizioni per mettere alla porta anche Serena Dandini, Dario Vergassola, e chiudere anche “Parla con me”, poi toccherà agli altri. Allora dove sta la differenza con la gestione Masi? Solo e soltanto nel metodo, fracassone e inconcludente quello del primo, felpato e ” finto tecnocratico” quello di oggi.
Allora si dichiarava l’obiettivo politico, ora si finge amarezza per “l’autonoma decisione degli autori”, si esprime rammarico, si invocano ragioni tecniche, contrattuali, di compatibilità aziendale per giustificare l’esecuzione del comando berlusconiano. Tra un pretesto e l’altro si randella senza pietà…. Qualche gonzo, anche nelle opposizioni, ogni tanto ci casca, ma quello che sta accadendo è sotto gli occhi di tutti: ad uno ad uno stanno uscendo tutti i nomi racchiusi nell’elenco di Trani, la distruzione di Rai Tre è già in atto.
Presto ci sarà il nuovo direttore di Rai Tre hanno giurato i vertci della Rai, già ma sarà il direttore della “Rete che non c’è più”; a questo punto più che un direttore sarà meglio chiamare una impresa di pompe funebri, magari potrebbero chiedere consiglio al presidente editore. Sarà sua cura indicarne una di fiducia, anzi forse sarà lui stesso a pagare le spese per il funerale, prima di Rai Tre, poi della Rai intera. Del resto l’amico Gelli l’aveva già previsto!