MILANO – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business col titolo: I debiti fanno male.
E’ in corso un dibattito sulle norme europee, e in particolare su quella che invita a non superare il 3 per cento di disavanzo annuale rispetto al Pil. Contro questa norma ci sono molte proteste: tutti vorrebbero poter fare liberamente più debiti. Ma questa idea è corretta?
I parametri europei, si dice, sono stati fissati tanto tempo fa, sono arbitrari e anche inutili. In particolare continua a sollevare polemiche il famoso limite del 3 per cento nel disavanzo annuale. E’ proprio di questi giorni la notizia che la Francia non intende rispettare questo vincolo mentre l’Italia ha riaffermato che starà sotto quel livello.
Chi ha torto chi ha ragione? La domanda, in realtà, ammette più di una risposta. La Francia fa bene a andare verso un disavanzo più alto e quindi a programmare di rientrare dentro i vincoli europei nel 2017. Fa bene perché in realtà non potrebbe fare altro. Rispetto all’Italia la Francia è in ritardo nel fare i “compiti a casa” e quindi non è assolutamente in grado, a meno di suicidarsi, di rispettare i vincoli europei. L’Italia ha cominciato prima a tirare la cinghia e quindi probabilmente riuscirà davvero a stare dentro il limite del 3 per cento. Anche se peraltro sforare per un paio d’anni farebbe molto bene anche a noi, sempre a patto di rientrare di corsa sotto il livello stabilito.
Ma perché questo 3 per cento di disavanzo annuale è così importante? Si tratta di pura matematica. Nel caso italiano i conti sono questi: il 3 per cento di disavanzo annuale significa 50 miliardi di euro di debiti in più ogni anno. Cinquanta miliardi, con le cifre che girano, possono sembrare una sciocchezza (abbiamo già due mila e 300 miliardi di debiti). Ma basta mettere in fila quei 50 miliardi per dieci anni per arrivare a un totale di 500. E allora il nostri debito pubblico complessivo si avvicinerebbe pericolosamente ai 3 mila miliardi, quasi il doppio del nostro intero Prodotto interno lordo.
Il limite del 3 per cento, quindi, in tempi non eccezionali, ma normali, è persino eccessivo. E infatti sulla sua strada incontra un altro limite: l’indebitamento totale non deve superare il 60 per cento del Pil. In sostanza, un paese può anche sforare del 3 per ce to per anni e anni, ma quando arriva a un totale di debiti pari al 60 per cento del suo Pil, si deve fermare.
Come si vede, la “trappola” europea è congegnata abbastanza bene e punta a fare in modo che i paesi dell’Unione non si carichino di troppi debiti, che poi pesano (perché gli interessi vanno pagati). Il problema di oggi è che almeno due grandi paesi, Italia e Francia (ma anche altri) sono usciti da queste regole Ue (e anche da altre) e riportare un po’ di ordine e di buona amministrazione nel Vecchio Continente appare come un’impresa molto difficile.
La Francia, ad esempio, anche volendo, non potrebbe proprio rimanere nei limiti europei. L’Italia spera di potercela fare e, se ci riesce, è una buona cosa. Al di là del rispetto delle norme europee c’è infatti il particolare non trascurabile che i nuovi debiti vanno comunque a sommarsi a quelli vecchi. E noi di debiti ne abbiamo già fino a scoppiare. Se nei prossimi anni ci limiteremo a farne solo 50 miliardi all’anno, sarà già un bel risultato. Chi verrà dopo di noi si troverà con meno debiti da pagare.