ROMA – Come salvare la Grecia? Cancellando tutto il debito pubblico greco dovuto all’estero e assorbendone le perdite nell’area dei 17 paesi euro. Il debito greco ammonta a circa 300 miliardi di euro, di cui circa 70 dovuto ai greci stessi.
Ripudiare 230 miliardi vuol dire scaricarne il costo, in termini di PIL annuale, sui circa 9200 miliardi prodotti dai 17 paesi: circa il 2,5% del PIL euro una tantum. Per abitante (sono circa 330 milioni, greci inclusi), parliamo di circa 700 euro a persona in un anno. Non poco.
In cambio, cosa otteniamo? Poco sembrerebbe. Prendiamo intanto atto che la Grecia, che ha già un avanzo primario praticamente nullo o quasi, potrebbe finanziare le sue spese con maggiori entrate, senza ricorrere ad emissioni di bond per molti anni. Anzi, potrebbe essere immaginato un divieto di prestare alla Grecia per i prossimi 10 anni.
Ma ripensiamoci un attimo. Avrete la gratitudine eterna dei greci e la certezza, dato il loro orgoglio, che eventi di questo tipo non accadranno più. Avremo cioè i greci e dunque la Grecia dentro l’euro, perché dentro l’euro si sente cittadino-nazione di pari dignità. Avremo meno sofferenza drammatica in Grecia in cambio di un poco più di (breve) sofferenza da noi.
Avremo creato l’impressione che ogni paese può fare come gli pare tanto alla fine i debiti vengono cancellati e dunque una salita degli spread in Italia, Spagna, Portogallo? Assolutamente no: i mercati capirebbero che quando una casa brucia non c’è tempo per parlare con l’assicuratore, si spegne il fuoco tutti insieme, aiutandosi, per evitare che la casa sia distrutta. Gli spread sono alti oggi perché i mercati non vedono soluzioni, anzi ne vedono di assurde.
Spento il fuoco e salvata la casa, si analizzano le cause dello stesso incidente: ci si accorge che il condomino non aveva adottato le giuste cautele anti-incendio e che gli assicuratori 1) non avevano sorvegliato tanto bene la loro messa in opera e 2) avevano aiutato, con il proprio disinteresse ed a volte con un interesse sconsiderato per guadagni di breve termine, la costruzione di una casa con poche sicurezze e si è fatto molto – da ambo le parti – per nascondere l’informazione di queste carenze nella costruzione da cui si è guadagnato a breve.
Fatta questa analisi si mettono su nuove regole (non di austerità con trucchi contabili da tutti noti ed accettati, ma di riforme vere e sane) con tolleranza zero vera e sincera per comportamenti fraudolenti siano essi greci o europei.
Pensate proprio che con un voto suicida del Parlamento all’austerità alla sua quinta versione, salveremo la Grecia o invece che ci ritroveremo qui tra 3 o 4 mesi a trovare altre risorse (quante già ne abbiamo buttate via?) da prestare perché abbiamo ucciso quella gallina dalle buone uova (direi non d’oro visto il momento che attraversa la Grecia…) che è una economia funzionante e produttiva?
E a quel punto, non sarà inevitabile o pagare ancora di più oppure dire addio alla Grecia nell’euro e con questo aumentare le probabilità che i mercati smettano di credere nel progetto europeo? Il gioco vale davvero la candela? Siamo disposti a correre questo rischio?