I Russi come gli Achei. Pensano ad un cavallo di Troia per chiudere un conflitto sciagurato e sorprendere la difesa Ucraina. A Kiev aiuti militari da 20 Paesi
I Russi come gli Achei, il cavallo di Troia è la svolta di Putin sul grano. Niente paura, “l’export è garantito”. Vero, falso? Mistero. Ma tira aria di patacca.
Si, è vero che il grano può partire da un paio di porti ucraini sul mar di Azov (Mariupol e Berdyansk), entrambi sotto il rigido controllo russo. E lo zar non ha escluso, bontà sua, che il grano possa partire anche dal porto di Odessa (sul Mar Nero) che invece è ancora sotto il controllo di Kiev.
Viene da chiedersi: dove sta il trucco? Domanda inevitabile visti i suoi metodi di scuola KGB. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. È il moderno Vespasiano, imperatore menzognero fustigato da Svetonio che era allergico ai serial bari.
Il trucco potrebbe essere questo: voi sminate le acque del Mar Nero, io faccio passare in sicurezza le navi stracolme di grano. E tutti siamo felici e contenti. Scusate: la furbata ricorda il cavallo di Troia. Una volta sminato il mare, le navi da guerra russe possono entrare tranquillamente a combinare disastri .
I nuovi generali russi stanno studiando un moderno “piano d’Ulisse”, l’inventore del cavallo di Troia. Sognano un colpo di genio che metta fine ad un conflitto pesantissimo (morti, sanzioni, isolamento ), avaro di successi e dal costo economico sanguinoso.
Oltretutto le truppe sono stanche, i generali sotto tiro – il macellaio di BUCHA,il macellaio di Mariupol – e il conflitto si annuncia lungo e logorante. Di più: fra 100 giorni potrebbe addirittura scivolare in una fase di stallo, come otto anni nel Donbass prima della sciagurata invasione. Senza svolte si dovrà negoziare e Putin a quel punto pretende dai suoi di essere in una posizione di forza. Ma si potrebbe risolvere “l’operazione speciale” anche prima. Appunto con un cavallo di Troia.
La Russia, dicono fonti Nato, “è in vantaggio, ma per poco”. Questi primi 100 giorni hanno messo in evidenza la “povertà dello strumento militare russo”. Nessun esperto aveva previsto tanta pochezza sul piano tattico e di dottrina militare. Va aggiunto che a questi ritmi l’esercito (demotivato) di Putin non potrà reggere a lungo. Oltretutto scarseggiano le scorte.
Ecco allora la necessità di coinvolgere la Cina (legata a da un patto siglato prima del conflitto a tutto campo in Ucraina). Ma Pechino non ci sente. Di qui l’incalzare del Cremlino. Ma anche Kiev ha bisogno di aiuto. Stanno arrivando i missili Usa a media gittata, i droni turchi, i razzi anticarro Javelin per distruggere i tank russi (ogni razzo costa 250mila dollari, è portatile, guida automatica ad infrarossi). E poi obici, razzi campali, camion lancia missili (6).
Lo ha detto il generale americano Mark Milley, capo di stato maggiore, nel corso di una conferenza stampa nella base di Ramstein (Germania ). Accanto a lui il capo del Pentagono Lloyd Austin. L’Ucraina riceverà da venti Paesi – tra cui Italia, Grecia, Norvegia, Polonia, Danimarca – nuovi aiuti militari.
Una fornitura importante, un pacchetto fatto di munizioni, artiglieria strategica, sistemi per la difesa costiera, carri armati, mezzi blindati. Conclusione amara: il cessate il fuoco è tutt’altro che vicino. Purtroppo.