Molto diverso è il modello emiliano. Per ciascun progetto selezionato dalla Regione, sulla base delle disponibilità di bilancio, tra quelli proposti dalla società regionale la richiesta di finanziamento “non può superare l’ 80 per cento”. Questa previsione normativa appare di cruciale rilievo in quanto il ricorso allo strumento societario si concretizza, nel caso emiliano, nella possibilità di conseguire gli obiettivi con un risparmio del 20 per cento rispetto alla gestione interna. Il 31 ottobre dell’anno t la società regionale presenta alla giunta il progetto A, da realizzare nell’anno t+1, al costo di 100. La giunta lo approva e stanzia 80 per la sua realizzazione. Eroga 40 al momento dell’approvazione e i residui 40 “sulla base della presentazione di idonea documentazione attestante la realizzazione degli interventi”. L’esatto opposto di quanto si verifica nel caso laziale dove il costo di ogni progetto viene “caricato” di un mark up, per coprire i costi aziendali.
Nel caso emiliano una parte dei costi sono sostenuti evidentemente da altri soggetti, coinvolti nella elaborazione dei progetti, in cambio dei benefici sistemici ricevuti dal progetto medesimo. La Regione in Emilia-Romagna concorre alla realizzazione dei progetti strumento della sua politica economica garantendosi, con una partecipazione, pari almeno al 20 per cento, dei soggetti coinvolti, una selezione oggettiva del carattere virtuoso delle scelte prospettate. In altre parole si ha una sorta di internalizzazione del principio del cofinanziamento, garanzia ex-ante della validità delle iniziative finanziate. Filas sarebbe in teoria la principale controllata di SL. Sviluppo Lazio avrebbe dovuto, negli intenti originari, sostituirla . Ciò non si è verificato e, attualmente Filas esprime un forte grado di autonomia rispetto alla casa madre. La sovrapposizione di competenze con la holding (ed altre società, tra cui BIC-Lazio) non è stata mai risolta e, con la legislatura regionale in corso, si sta addirittura assistendo alla sottrazione di competenze alla capogruppo in favore della controllata.
In effetti le caratteristiche economiche su cui dovrebbe fondarsi una società regionale di sostegno allo sviluppo si ritrovano in Filas, anche se non completamente dispiegate, più che in ogni altra società regionale. L’azione di Filas, come strumento di venture capital, può essere inquadrata sotto il profilo economico nel filone delle esternalità positive. La finalità cruciale del cosiddetto venture capital pubblico si rintraccia, come esplicitato nella missione dell’azienda laziale, nella garanzia di continuità del rapporto tra industria e ricerca e nello stimolo all’imprenditorialità, promuovendo lo sviluppo territoriale e l’occupazione. Nella medesima direzione, ma con maggiore farraginosità, si muove BIC. Come si è detto unendo a Filas, il core business di BIC e alcune attività di SL (in pratica la gestione strategica delle risorse comunitarie), si potrebbe dar vita ad una efficace società di sostegno allo sviluppo, capace di superare le attuali sovrapposizioni e duplicazioni.
