Non c’è proprio bisogno in un momento come questo di una guerra fra Nord e Sud.
Italia. I problemi che deve affrontare sono tanti e mai come adesso è necessaria l’unità, quella che abbiamo raggiunto a fatica ai tempi della breccia di Porta Pia. Nasce in Parlamento un’alleanza dei meridionalisti. Che cosa significa? Quali sono i suoi scopi? Difendere a spada tratta tutto ciò che va da Napoli in giù?
No, l’Italia non si deve fermare ad Eboli come scrisse Carlo Levi. Né a salire, né a scendere. Se vogliamo che davvero il nostro Paese risorga dalle ceneri provocate dalla pandemia non dobbiamo tornare all’Italia dei campanili. Già nello sport, soprattutto nel calcio, si aprono risse incomprensibili fra tifosi di una stessa città. Provate a chiedere a Roma come a Milano, a Genova come a Torino, un’alleanza fra fans delle due squadre. La risposta sarebbe un no secco.
E’ un esempio che non deve essere seguito. Il Nord e il Sud debbono darsi la mano, stringere un patto universale affinchè anche il gap che divide queste due realtà finisca per sempre. Le industrie debbono far grande il Paese sia nel settentrione che nel meridione.
L’agricoltura deve avere lo stesso speso specifico. Insomma, dimentichiamo il passato e cerchiamo tutti insieme di ridare all’Italia quel che merita per la sua storia e per la sua civiltà. Perché questo “grido d’allarme”? La risposta viene dalle risse e dalle divisioni politiche che impazzano da Milano a Caltanissetta andata e ritorno. Così si crea in Parlamento l’asse dei meridionalisti. Verrà seguito a breve anche da quello dei nordisti?
Si deve assolutamente cambiare strada. Bando agli inciuci ed alle manovre sottobanco. Come alle furbate di quegli onorevoli che hanno voluto intascare oltre alle tredicimila euro mensili anche il bonus di 600 euro destinato a coloro che con la partita Uva non riuscivano ad andare avanti.
Invece che pensare a come debellare una possibile ripresa del virus che in settembre potrebbe provocare danni irreparabili, impazza la polemica su chi dovrà sedere sulla poltrona del Campidoglio. Virginia Raggi, lo sapete, ha confessato di volersi ripresentare e un minuto dopo è scoppiata la rissa non solo tra avversari politici, anche fra gli stessi amici che guidano il Paese.
Un esempio emblematico. Chiara Appendino sembrava essere ad un passo dal vertice dei 5Stelle. Avrebbe dovuto prendere il posto di Vito Crimi, un portavoce passeggero del Movimento. Era stato stretto un patto con il Pd che, di rimando, avrebbe ottenuto il passaporto per il Campidoglio.
Ora l’endorsement di Beppe Grillo e Luigi Di Maio per la Raggi ha rimesso tutto in discussione e chissà quando si riuscirà a trovare un accordo. Lo stesso nel centro destra. Non c’è una voce unanime su chi far sedere su quella poltrona. Un berlusconiano o un salviniano? Oppure un esponente dei Fratelli d’Italia?
“Affrettatevi” titola stamane a tutta pagina un giornale della Capitale vicino all’opposizione. Quel che è certo è che la maggior parte dei romani non vuole più la Raggi. Se lo stato maggiore dei Grillini è per il si, vuol dire che “nessuno di loro” vive nella Capitale. Chi invece ci abita sa i disastri che ha provocato la Raggi ed è quindi per il pollice verso. Una ennesima rissa, dunque che si concluderà nella prossima primavera, a ridosso delle elezioni. La vogliamo smettere di litigare e pensare solo al bene del nostro Paese?