I miti e gli stereotipi sono una brutta cosa e bisogna guardarsene. PerĂ² il terremoto che ha colpito l’Abruzzo costringe a riflettere. Colpisce, guardando le lunghe trasmissioni tv sul tema, con le decine di interviste a sofllati e sopravvissuti, gente che ha perso tutto o quasi, che ha davanti a sĂ© un duro periodo di incertezze e difficoltĂ , la reazione composta degli abruzzesi. Dormono nelle tende, nelle auto: presidiano le loro case, non abbandonano il posto di lavoro: vanno in fabbrica partendo dalle macerie, ma ci vanno. Gli offrono confortevoli alberghi sulla costa, ma rifiutano: bisogna rimboccarsi le maniche senza aspettare che qualcun altro ci pensi.
Sembrava uno dei luoghi comuni italiani: gli abruzzesi, gente dura, tosta, lavoratori, montanari, tenaci, seri.
A vederli in tv sembrano attori scelti per uno “reality” che confermi quel mito. Invece sono gente vera: non si sente un lamento, un piagnisteo. Tutti parlano con serenitĂ , ti fanno capire che stanno giĂ guardando avanti, pensano al futuro, senza aspettare che la manna cada dal cielo.
Viene da pensare, e sperare, che se lo Stato e la Regione, magari anche l’Unione europea, e tutti gli enti pubblici interessati faranno almeno in parte il loro dovere che la ricostruzione dell’Abruzzo sarĂ una grande opportunitĂ di miglioramento, come fu, anni fa, per il Friuli.
