Maurizio Landini, in fondo non sorprendono né lo spirito né la sostanza dell’intervista a La Stampa del segretario della Cgil. C’è un problema salari mediamente bassi in Italia (non oggi peraltro ma da decenni)? I bassi salari (responsabilità pluri decennale anche dei sindacati come la Cgil che da sempre dirottano risorse fiscali sulla spesa pubblica assistenziale ritenendola sacra e sacramente destinata ad aumentare sempre) in combinata con l’attuale (non episodica) alta inflazione fanno davvero male alla condizione di vita di milioni di salariati? Landini esige, reclama, comizia la sua soluzione: far pagare più tasse a chi già ne paga di più.
Contributi solidarietà, rendite finanziare
Landini usa l’eufemistica espressione “contributo di solidarietà”. In concreto e in sostanza una tassa suppletiva (per quanti anni?) su chi dichiara al fisco un reddito di…quante migliaia di euro annui? Se fissasse Landini la quota dove colpire a 150 mila o anche a 120 mila euro lordi annui, si raccoglierebbe poco o nulla, pochissimi sono i contribuenti che dichiarano un reddito di quel livello. Allora? Allora, se vuol raccogliere gettito in quantità rilevante, il Landini d’occasione dovrebbe fissare la quota di reddito da cui in poi si paga il “contributo” almeno a 70 mila euro lordi annui.
Quindi Landini propone, anzi esige una tassa in più per chi ha redditi pari a circa 3.500 netti al mese. A questo livello per la Cgil si colloca la ricchezza. Quindi la dura proposta di Landini o è moscia quanto aria fritta (tassa sopra redditi da pochissimi denunciati) oppure è vessatoria (a dir poco) sui redditi medi da lavoro dipendente.
Punizione per chi già le paga
Il peggio del peggio della Landini ricetta consiste poi nel fatto che il sindacato continua ad ignorare: i contributo detti di solidarietà vanno a colpire chi già paga più tasse, più rispetto sia ai redditi bassi (di fatto esentati) sia rispetto al lavoro autonomo. Sono i redditi da lavoro dipendente tra i 40 e i 70 mila euro lordi annui che tengono in piedi la baracca del welfare. Sono questi i redditi che Landini promette di punire ancora, ancora e ancora.
Risparmi e conti correnti
Rendite finanziarie…Un investimento, un risparmio in titoli di Stato ad esempio, è oggi tassato al 26% dell’eventuale guadagno. Landini dice: più, più del 26 per cento. Quindi anche i conti correnti e ogni forma di investimento e risparmio secondo ideologia Cgil meritevoli di essere tassati di più.
Tassare di più chi paga più tasse, per farci cosa con quei soldi?
Landini è lo stesso sindacato che fortemente vuole la pensione per tutti a 62 e lo stesso sindacato che non corruga un sopracciglio sul Reddito di Cittadinanza e lo stesso sindacato che ha fortemente appoggiato e approvato che le aziende pubbliche siano svincolate da ogni criterio di redditività e lo stesso sindacato che consiglia al governo di fare altro debito (scostamento di bilancio) mentre i tassi di interesse sul debito aumentano. Il sindacato, quello di Landini, che reclama, esige, promuove ovunque e ovunque difende ogni irresponsabilità sociale ed economica e ne santifica ogni danno apportato. Salvo poi mettere in conto, più salato, ai contribuenti che già pagano, più degli altri, il lungo conto delle attuate e ottenute irresponsabilità.