ROMA – L’altro giorno alla Camera un deputato di M5S, Alessandro Di Battista se la memoria non ci inganna, chiedeva a Laura Boldrini, presidente della Camera, di abbassare la dose di ipocrisia istituzionale e di risparmiare pomposi e inutili minuetti sulla drammatica questione dei migranti dall’Africa e dal Medio Oriente via Libia. Di Battista lo faceva a suo modo, contestando al presidente Boldrini di farsi vedere alla Camera solo per far passerella. Forse su questo punto aveva torto ma sulla sostanza aveva ragione. Solo uno sciocco e artificioso galateo del politicamente corretto e umanamente inutile può impegnare un parlamento a dibattere di una giornata dedicata alla memoria delle vittime dell’immigrazione.
Le vittime dell’immigrazione, cioè, qui e oggi, le migliaia che affogano nel mediterraneo durante la traversata verso l’Europa, non hanno bisogno di giornate della memoria che, qualora fossero istituite, servirebbero solo ai tagliatori di nastri e agli spaccia discorsi di circostanza. Le vittime dell’immigrazione, anche quelli che arrivano vivi lo sono, hanno bisogno di cure, medicine, cibo. E, possibilmente, di documenti e prospettive. Di possibilità di andarsene dall’Italia per lavorare in tutta Europa. O di restare in Italia ma non in una tendopoli e neanche in una condizione di mantenuto in attesa di delinquere.
Le vittime dell’immigrazione hanno bisogno di un governo italiano e di governi europei che mandano navi e rischiano uomini per un blocco navale intorno alla Libia, di azioni che affondino in porto barconi e gommoni. Hanno bisogno di governi europei che allestiscano corridoi legali e protetti per l’immigrazione e per i rifugiati politici. Hanno bisogno di classi dirigenti politiche che dicano alle loro opinioni pubbliche la verità su come si fronteggia, contiene, accoglie, combatte e spegne questo esodo di massa. Tutte cose fuori dal perimetro comportamentale culturale di chi sui migranti fa salotto o barricata. Insomma le vittime dell’immigrazione , quelle vive almeno, di molto avrebbero bisogno tranne che di una Laura Boldrini che tiene a battesimo giornate della memoria e di un Matteo Salvini che va raccontando la balla feroce del teniamoli fermi in mare. Quindi, l’altro giorno alla Camera, M5S aveva ragione nello sbuffare davanti a ciprie e cicisbei del politicamente corretto, presidente della Camera in testa.
Un altro giorno, Francoforte, conferenza stampa di mario Draghi presidente Bce. Josephine Witt, presto ribattezzata Kung fu tanga (se ne è doluta ma è tra le sue precedenti performance quella di mostrare il seno nudo in chiesa, ovviamente per protesta) ha “occupyto” il tavolo cui sedeva Draghi saltandoci sopra e soprattutto ha voluto lanciare l’accusa di Bce-dittatura. Fosse solo per le allegre Josephine che ci sono in giro, si potrebbe sorvolare. Il fatto è però che decine, centinaia di migliaia e forse più di cittadini europei, anzi sicuramente milioni, sono convinti che la Bce sia oggi il nemico, l’obiettivo da colpire. A migliaia ci hanno provato non metaforicamente in piazza, di recente appunto a Francoforte.
E qui c’è un corto circuito, un’inversione dei poli politici, anzi dei poli logici nel pensare/agire dei movimenti, dei vari Occupy d’Europa. Oggi Bce è quella che stampa, letteralmente stampa i soldi per tentare di fare in concreto quel che i vari Occupy un po’ balbettano e un po’ gridano. Meno austerità di bilancio, più soldi al sistema del credito, linee di credito per chi non tiene in regola i conti sperando che domani lo faccia…Bce è oggi criticata e avversata dai teorici e dalle istituzioni del rigore finanziario…e Occupy la accusa di essere il quartier generale dell’esercito del rigore e dell’austerità. Draghi, quando Occupy ha torto. O più semplicemente: c’è grande confusione nella testa dei vari Occupy e la situazione intellettiva dei conseguenti “movimenti” non è però per nulla eccellente.