ROMA – Giuseppe Turani ha pubblicato anche su Uomini & Business questo articolo, dal titolo “Il sottile filo della ripresa”:
Forse dobbiamo rassegnarci: siamo un paese schizofrenico, e non esistono cure possibili. Le discussioni sulla Legge di stabilità appena varata ne sono la prova più evidente. Poiché la manovra è in deficit (si fanno altri debiti per fare un po’ di espansione), tutti i nemici del rigore (fino a ieri) a gridare che non va bene, che ci voleva una spending review bella tosta in modo da avere più soldi per fare investimenti. Se la manovra fosse stata tosta, sarebbero tutti qui a dire che doveva essere più morbida.
Si potrebbe fare la prova del nove. Renzi potrebbe incaricare Padoan e i suoi ragazzi di scrivere (giusto per ipotesi) una finanziaria alla Monti, con 30 miliardi di spending review o 50. Dopodomani, sono sicuro, leggeremmo che Renzi fa macelleria sociale, che è uno sconsiderato, e che non si fanno queste cose.
La realtà è semplice. Non abbiamo soldi (anzi, abbiamo molti debiti), la congiuntura italiana si sta appena muovendo, fino a otto mesi fa eravamo ancora in recessione: in queste condizioni solo uno che non abbia letto nemmeno due righe di un libro di economia fa una manovra pesante, taglia decine e decine di miliardi di spesa pubblica, licenzia migliaia di dipendenti pubblici. Il capitombolo nella recessione sarebbe automatico e assicurato, forse nel giro di meno di una settimana.
Siamo in una fase, cioè, in cui l’economia va maneggiata con molta cura, con grande abilità e molta delicatezza.
Ma, si dice, ci sono comunque gli sprechi: tagliamo quelli. Gli sprechi ci sono, ma i famosi tagli lineari di Tremonti (e quelli successivi) avevano già fatto abbastanza piazza pulita. Chi non ci crede chieda si sindaci delle maggiori città italiane.
Adesso, se si vogliono risparmiare soldi importanti, bisogna andare sulle persone: via migliaia di dipendenti pubblici. Si può fare? No. Per evidenti ragioni sociali e perché comunque finiremmo in un disastro. Di colpo avremmo il crollo dei consumi (e quindi della congiuntura), i benefici invece arriverebbero solo nel giro di due-tre anni. Anche gli stipendi “cattivi”, inutili, oggi tengono su l’economia.
Renzi e Padoan, con questa manovra, cercano di muoversi sul filo sottilissimo teso fra immobilismo e crescita e corrono il rischio di fare nuovi debiti, ben sapendo che i miracoli non fanno parte di questo mondo e che comunque bisogna cercare di far correre un po’ il paese.