
ROMA – La più bella e indimenticabile. E’ morta nella clinica di Rocca di Papa, in quei Castelli Romani ai quali era particolarmente affezionata. La “signora Anita”, come la chiamavano tutti, se n’è andata a 83 anni, lontana dai riflettori che l’hanno portata alla ribalta del cinema mondiale. Non c’è persona che non leghi il nome di Anita Ekberg alla Sylvia della Dolce Vita.
La diva di Fellini è però solo un lontano ricordo dell’attrice che da anni aveva lasciato la sua villa di Genzano per trasferirsi in un residence alle porte di Roma, alle prese con i problemi di salute – che l’avevano costretta su una sedia a rotelle – ma soprattutto con quelli economici.
La Dolce Vita, il film che segnò un’epoca e la vita stessa di Anita Ekberg, fu girato a Roma nel ’59 bloccando la città. Le riprese cominciarono a Cinecittà il 16 marzo, come scrisse Tullio Kezich nel libro dedicato al film ‘Dolce Vita di Federico Fellini’ e tranne che per la scena più famosa, quella di Anita e Mastroianni nella Fontana di Trevi, per gli esterni all’EUR e a Fregene fu praticamente tutto ricostruito nel teatro 5 degli studi di via Tuscolana, compresa via Veneto.
l film scritto da Fellini con Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi e forse con un contributo di Pier Paolo Pasolini, conquistò la Palma d’Oro al 13/mo Festival di Cannes e candidato all’Oscar vincendo quello per i costumi firmati da Piero Gherardi.
Le riprese durarono cinque mesi e in città furono esse stesse un evento mediatico ancor prima che il film fosse finito. Una processione di romani bloccava Roma per andare a curiosare durante gli esterni e quando il film uscì l’anno seguente i cinema di Roma si riempirono. “E’ difficile spiegare esattamente come questo film ci sembrò speciale all’epoca”, aveva detto qualche anno fa Martin Scorsese in occasione del restauro del film 50 anni dopo.
Con gli anni Anita diventò povera e malata.Tanto che nel 2011 il comune di Velletri aveva nominato per lei un amministratore di sostegno, Massimo Morais, che oggi racconta che si pensò di chiedere per lei anche la legge Bacchelli, cosa che però si è rivelata impossibile perchè la Ekberg non è mai diventata cittadina italiana e nemmeno aveva girato in Italia – come chiede la legge – la maggior parte dei suoi film. “Fu fatta allora un’iniziativa insieme con la fondazione Fellini di Rimini, ma poi l’aiuto più consistente è venuto da privati”, spiega Morais.
Anita si è spenta domenica mattina in clinica, seguita da quegli amici che le sono stati accanto negli ultimi anni. Quelli che si sono presi cura di lei, di quella miss Svezia che resterà per sempre simbolo della Dolce Vita. Il primo a dare la notizia è stato il sito online de Il messaggero. I funerali saranno celebrati probabilmente tra martedi e mercoledi, quasi sicuramente nella chiesa svedese di Piazza Farnese, a Roma, con rito luterano. Solo dopo sarà aperto il testamento con le ultime volontà dell’attrice, il cui unico legame familiare è rappresentato da una nipote in Svezia.
Nel documento, sigillato e custodito dal suo avvocato, Patrizia Ubaldo, sarà indicato anche a chi sarà destinata la villa ai Castelli Romani, alla quale la Ekberg era particolarmente legata. Già si sa, invece, riferisce Morais, che l’attrice ha chiesto di essere cremata e che le sue ceneri dovranno tornare in Svezia nella cittadina di Malmo.
