USA, WASHINGTON – Ayman Abdel Rahman al Zawahri, che si è ripreso la scena del terrorismo internazionale con l’attribuzione della “paternità” dell’attacco a Charlie Hebdo che avrebbe ordinato personalmente, è ufficialmente il capo di Al Qaeda da quando il 2 maggio del 2011 fu ucciso in un blitz americano Osama bin Laden.
Fra i fondatori di Al Qaeda alla fine degli anni Ottanta e già numero 2 dell’organizzazione terroristica e braccio destro del capo, come leader negli ultimi anni ha dato più l’impressione di inseguire con affanno gli eventi che di dettare l’agenda della jihad globale.
Ed è stato messo poi in ombra – per non dire quasi del tutto oscurato – nell’ultimo mezzo anno dall’Isis. Medico, nato il 19 giugno 1951 in una famiglia agiata e borghese, con un padre anch’egli medico e un nonno gran ulema di Al Azhar, Al Zawahri si è avvicinato ai movimenti jihadisti da giovanissimo, a 17 anni, prima di diplomarsi in medicina.
Entrò nella Jihad islamica egiziana nel 1979, diventando ‘emiro’ (comandante) responsabile per il reclutamento. Nel 1981 finì in carcere durante una ondata di arresti di integralisti islamici in seguito all’assassinio dell’allora presidente Anwar Sadat.
Rimase in prigione quattro anni per porto abusivo di armi, perchè gli inquirenti non riuscirono a trovare elementi contro di lui su un coinvolgimento dell’omicidio di Sadat. Uscito di prigione nel 1985, Zawahri andò in Arabia Saudita, e poco dopo si spostò in Pakistan, dove conobbe Bin Laden.
Ultima tappa l’Afghanistan, all’inizio degli anni Novanta. Per anni è stato il braccio destro del capo di Al Qaeda, prestando in molti casi il suo volto e la sua voce ai messaggi di minacce lanciati al mondo dal rifugio fra l’Afghanistan e il Pakistan, anche nel decennio in cui Bin Laden era il ricercato numero 1 al mondo.
Dopo aver raccolto il testimone, Zawahri ha dichiarato tardivamente il sostegno di Al Qaeda alle Primavere arabe nell’autunno 2011, con proclami di incitamento alla jihad contro i dittatori e di sostegno agli Shabaab somali. Nel dicembre del 2011 un’inchiesta di Al Arabiya ipotizzò che fosse per colpa sua che la Cia aveva trovato il nascondiglio di Bin Laden ad Abbottabad, in Pakistan.
La guerra in Siria ha rimescolato le alleanze nella “galassia” jihadista, spostandone il baricentro verso l’Isis dopo una sanguinosa “resa dei conti” fra mujaheddin, e Al Qaeda ha cercato di concentrarsi su altre zone d’influenza, dall’Asia centrale all’Indonesia, all’Egitto fino allo Yemen.
Nell’estate del 2013, poche settimane dopo la deposizione dell’allora presidente Morsi, il fratello di Al Zawahri, Mohamed è stato arrestato in Egitto ed è ora in attesa di giudizio insieme ad altre 68 persone per terrorismo. Sulla testa di Ayman al Zawahri pende una taglia di 25 milioni di dollari messa dal Dipartimento di stato Usa.