La montagna ha partorito un topolino. “Non voglio nemmeno sentir parlare di lockdown”, dice con forza il premier Giuseppe Conte. Perché? Per la semplice ragione che in primavera la situazione era ben diversa da oggi. In questi mesi, il governo ha lavorato bene (sono sempre pensieri di Conte) ed allora sarebbe una forzatura parlare di provvedimenti drastici. Però, il Covid19 dilaga e ieri si è registrato un nuovo record: 11.705 con 69 morti.
La scure avrebbe dovuto essere più violenta fino a un vero e proprio lockdown? Il Presidente del Consiglio non è d’accordo a va anche contro le posizioni di Dario Franceschini, numero due del Pd, il quale un paio di giorni fa si era detto preoccupatissimo. Ed aveva chiesto al capo del governo una riunione urgente.
Le novità sono poche. Niente lockdown. Bar e ristoranti non dovranno chiudere oltre la mezzanotte. E a quei locali che non hanno la possibilità di far sedere i loro clienti è imposta una maggiore prudenza. Dovranno abbassare le saracinesche alle sei del pomeriggio.
Alle palestre e alle piscine è stata data una settimana di tregua entro la quale dovranno mettersi in linea con le regole dettate dall’esecutivo. Sulla scuola è stato trovato un compromesso. Niente compiti o lezioni a casa, ma orari diversi nell’entrata in classe (solo per le superiori) e possibilità di creare turni pomeridiani.
Dimenticati i trasporti pubblici? Quasi. Rimarrà l’ottanta per cento di capienza e qualche controllo in più. Lo ha confermato pure il ministro delle infrastrutture Paola De Micheli. La quale, dati alla mano, ha difeso l’attuale normativa. Strano: le foto apparse sui quotidiani qualche giorno fa davano una situazione assai diversa.
Allora i casi sono due: o le immagini erano vecchie e quindi fasulle. Oppure sono i lettori a dover ricorrere all’oculista per una visita urgente.
Sul decreto del Presidente è nato tra la tarda serata e la notte un giallo. All’inizio si era dato il potere ai sindaci di chiudere la sera alle 21 in caso di assembramenti o di improvvise movide.
Poi, la decisione è cambiata dopo una violenta protesta dell’Anci. Il presidente Antonio De Caro ha immediatamente risposto a Palazzo Chigi affermando che così si ripeteva il gioco dello scaricabarile. È tua la colpa se nel tuo paese non vengono rispettate le regole. Parole di fuoco da parte di tutti i primi cittadini. E dietrofront immediato della Presidenza del consiglio con una decisione annacquata e frasi generiche nel tipico linguaggio del politichese.
In parole semplici, cambia poco. Gli appelli alla severità e alla pericolosità del virus espressa dagli scienziati sono quasi caduti nel vuoto. “Conte ha deciso di non decidere”, titola stamane un giornale della Capitale. Ma il premier replica che non è il momento di prendere decisioni drastiche.
Il perché è spiegato dalla situazione economica del Paese che non è florida (eufemismo). E su cui grava anche se non ufficialmente il pericolo di un inasprimento delle tasse. Tanto più che si continuano a rifiutare i 36 miliardi del Mes su cui anche il capo del governo è titubante. Per non fare uno sgarbo ai 5Stelle sempre stati contrari a prendere quei soldi?
Può darsi, ma il fatto è che quei danari servirebbero all’Italia come il pane. Sarebbe necessario un accordo che vedrebbe coinvolte maggioranza e opposizione. Ma di questo non si parla. Il “Centro” continua ad essere un miraggio, malgrado il parere contrario di molti parlamentari.