
PAVIA – Luchino Del Verme, nobile dell’Oltrepรฒ Pavese, mitico comandante Maino, capo militare della brigata partigiana Antonio Gramsci, eroe della Resistenza,, รจ morto a 104 anni di etร nel castello di famiglia a Torre degli Alberi (Pavia).ย Giuseppe Turani ne ricorda la storia eroica in tempo di guerra, la figura schiva in tempo di pace, in questo articolo pubblicato anche su Uomini & Business.
Fra i variย personaggi che hanno dato un contributo importante alla guerra di liberazione in Italia cโรจ certamente, anche se rimane molto in disparte, il conte Luchino Dal Verme. La sua famiglia era di tradizioni cattoliche e monarchiche molto consolidate, capitani dโarme e governatori di cittร fin dal 1300. Nella seconda guerra mondiale Luchino, ultimo discendente, lascia il castello di famiglia a Torre degli Alberi nellโOltrepรฒ pavese, viene arruolato in una battaglione di artiglieria a cavallo e si fa tutta la tremenda campagna di Russia. Tornato in Italia, viene spedito a Forlรฌ per addestrare delle reclute al fine di ricostituire il suo battaglione, distrutto in Russia.
Fin qui, Luchino รจ un fedele servitore dello Stato e della monarchia. Ma la fuga dei Savoia a Brindisi viene da lui interpretata come un atto di alto tradimento. Mentre riflette, perรฒ, ha problemi piรน urgenti: i tedeschi stanno rastrellando i militari italiani, per spedirli in Germania o fucilarli, se fanno resistenza. E quindi decide di darsi alla latitanza. Scappa a nascondersi nel castello di famiglia a Torre degli Alberi, dove puรฒ contare anche sulla solidarietร della popolazione.
Durante laย clandestinitร nelle valli dellโOltrepรฒ ha lโincontro che gli cambierร la vita: al Mulino del Conte (frazione di Ponte Nizza, poco lontano dal suo castello) va a trovare Italo Pietra, futuro capo partigiano, inviato del Corriere della Sera e poi direttore del Giorno. Pietra, che รจ su altre posizioni politiche, sa che la guerra partigiana sta per cominciare e che i tempi della monarchia sabauda sono finiti. Dal Verme รจ un bravo e esperto ufficiale. Gli chiede subito di entrare nelle formazioni combattenti. Dal Verme accetta e viene nominato comandante della 88.a Brigata โCasottiโ, con il nome di battaglia Maino. Dietro questo nome non cโรจ alcun richiamo storico. Lo stesso Luchino ha spiegato che era il nome di una marca di biciclette che a lui piaceva molto. In realtร , tutti lo chiameranno il โConte partigianoโ.
Dopo la brigata โCasottiโ viene nominato capo della divisione garibaldina โAntonio Gramsciโ, cioรจ di una formazione militare comunista.
Eโ evidente che cโรจ una contraddizione: un cattolico monarchico a capo di una divisione partigiana comunista. Dopo la guerra, a chi gli pone la domanda, Dal Verme dร la risposta piรน semplice che si possa immaginare: โNon ho mai contato quanti fossero i comunisti nella mia divisione. So perรฒ quanti uomini sono morti per tutti noi, per la libertร di ciascuno di noi. E questo mi bastaโ.
Ancora oggi (il conte รจ nato nel 1913) viene ricordato da tutti quelli che lโhanno conosciuto come un grande protagonista della โguerra guerreggiataโ. Non stava nascosto in un bosco a dare ordini, ma partecipava direttamente agli scontri armati. La sua divisione ha fatto molte azioni in pianura (ha sabotato la linea ferroviaria Torino-Piacenza) e soprattutto ha partecipato alla terribile battaglia di Costa Pelata, un durissimo corpo a corpo con i tedeschi, contro i quali combatterร anche un reparto di cecoslovacchi (disertori della Wermacht) e che richiederร lโintervento di due caccia bombardieri inglesi.
Tra il 25 e il 26 aprile la divisione di Dal Verme occupa Casteggio e il giorno dopo, il 27, รจ tra le prime formazioni partigiane a entrare (insieme a quella di Italo Pietra) nella Milano liberata.
E qui si verifica un episodio poco noto, ma che spiega molte cose della Resistenza. Quando il colonnello Valerio ricevere lโordine dal Clnai (comitato liberazione nazionale alta Italia) di andare Como per recuperare Mussolini (giร fatto prigioniero da altri partigiani) e fucilarlo immediatamente (lo stavano cercando anche americani e inglesi), fa notare che cโรจ molta confusione in giro e che probabilmente ci saranno confitti con quelli che hanno Mussolini. Chiede quindi di avere una scorta armata โma che sia fidataโ (in quei giorni in giro ci sono tanti finti partigiani e tante spie). Sulla richiesta di Valerio cโรจ un attimo di imbarazzo: nessuno sa bene di chi ci si puรฒ fidare davvero.
Allora si fa avanti il conte Dal Verme: โValerio, ti do io dodici dei miei uomini. Siamo appena scesi dalle montagne dellโOltrepรฒ, ci siamo fatti strada fin qui con le armi, di loro ti puoi fidare ciecamenteโ. E cosรฌ Valerio parte con la scorta dei ragazzi di Varzi, di Voghera e di Ponte Nizza, i partigiani dellโOltrepรฒ.
Quando Valerio vede che i compagni di Como non vogliono dargli Mussolini, saranno proprio gli uomini di Dal Verme a spianare i mitra e a chiudere (pacificamente) la questione. Il Duce verrร poi fucilato, insieme a Claretta Petacci.
Finita la guerra, al โconte partigianoโ un poโ tutti i partiti offrono candidature e una carriera politica. Discende da una famiglia che ha governato a lungo lโOltrepรฒ, sia pure in anni medioevali, รจ stato un eroe di guerra e della Resistenza, ha rischiato la vita piรน volte.
Ma lui dice semplicemente no a tutti: โNoi siamo uomini di azione, uomini di lavoro, uomini di mani, non siamo uomini di parole, per questo facciamo cosรฌ fatica a comunicare ciรฒ che abbiamo vissuto. Ma ci proviamo comunqueโ. Torna nel suo castello a Torre degli Alberi, avvia un allevamento di polli, e si rimette al lavoro per guadagnarsi da vivere. Sua moglie, invece, apre una scuola di tessitura per le ragazze del paesino dellโOltrepรฒ, da cui non si sono mai piรน mossi.
