
ROMA – E’ vero che la gran parte degli stipendi non si pagano più tutti e tutti insieme il 27 del mese, ma è dal 27 del mese che si cominciano a pagare e a percepire stipendi e salari. Ventisette del mese, oggi.
E da oggi chi ha uno stipendio o un salario, chi ha una busta paga che a fine mese dice 1.300 euro netti o giù di lì, chi porta a casa una Cassa Integrazione da 700/900 netti al mese, chi ha un posto fisso e chi un contratto a termine che sempre a fine mese gli danno tra i mille e i 1.500 netti, tutti questi da oggi trovano ottanta euro netti in più. Non per terra e non per miracolo e non per rinnovo contrattuale, gli 80 euro li trovano in busta come prima restituzione fiscale da decenni per i lavoratori dipendenti che le tasse le pagano tutte e sempre con la trattenuta alla fonte, con aliquote acuminate e penalizzanti e poi con le addizionali regionali e comunali.
Sono undici milioni di italiani circa quelli che da oggi si trovano ottanta euro in più in busta. Netti, a fine mese e ogni mese. Ottanta euro al mese che quest’anno fanno 640 in un anno (maggio-dicembre) e che il prossimo faranno 960 all’anno. Sarà fonte di curiosità vedere come ogni azienda pubblica o privata o amministrazione pubblica visualizzerà in busta gli ottanta euro in più. Con quale dicitura? EFR, elemento fuori della retribuzione? Rimborso fiscale? Citazione dei numeri del decreto di governo e quindi dicitura ex dl…? Magari fateci sapere come li hanno battezzati in busta paga.
Ma qualunque nome abbiano, ci sono. Gli ottanta euro in più al mese: i sondaggi e anche i quotidiani e anche le televisioni li avevano abbastanza dimenticati, digeriti, archiviati. Erano gli ottanta euro in più al mese per la grande e rutilante ruota della comunicazione e chiacchiera nazionale roba “vecchia”. Già invecchiata dopo l’annuncio e dopo anche le polemiche. Roba metabolizzata nel grande stomaco delle notizie che fanno dibattito e opinione. Il mondo dell’informazione, della comunicazione e anche quello dei sondaggi, dei sociologi e dei tastatori di polso a qualsiasi titolo della “gente” aveva deciso con la sua indiscussa esperienza e competenza che uno “sputo digitale” pesasse sulla bilancia delle intenzioni di voto più o meno come gli ottanta euro in più al mese per undici milioni di persone.
Come sia stato possibile, anzi quasi naturale per tutti, dimenticare una delle costanti del comportamento elettorale in ogni luogo e tempo ha dell’incredibile. Quando un governo diminuisce davvero le tasse (circa mille euro l’anno) per una vasta popolazione (11 milioni di lavoratori dipendenti) quel governo viene ripagato almeno in parte dagli elettori con il voto. Certo il 25 di maggio non si spiega e non si riassume nel 27 di maggio, il 40,8 per cento di Renzi e del Pd alle elezioni non si spiegano e riassumono soltanto con gkli 80 euro netti di più in busta. Però bisognava essere vigili e attenti come sonnambuli in cammino per passeggiare tra sondaggi, opinioni, previsioni, scommesse senza vedere gli ottanta euro. Senza capire quanto pesano in tasca. Buon 80 euro in più al mese a tutti quelli che da oggi li trovano in busta.