ROMA- Non sono insensibili, tanto meno crudeli. Sono realisti, attenti e previdenti. Non è che non provino compassione. è che non possono e non vogliono innescare il meccanismo di autodistruzione. Gli uomini della Chiesa cattolica Apostolica e Romana, come disse un Papa, “non possono, non vogliono e non devono” esercitare alcuna pubblica misericordia nei casi Brittany che pure si m0ltiplicheranno sul pianeta. Magari misericordia privata e pure sincera, ma pubblica no, mai. Né ora né mai. Né per Brittany che ha scelto di morire senza attendere che il cancro la finisse né per Piergiorgio Welby che fece analoga scelta e cui la Chiesa negò il rito del funerale. Ne va della sopravvivenza non della fede e forse neanche della Chiesa stessa, ma del clero certamente sì.
L’appena concluso Sinodo, sotto la guida e per e volontà di Papa Francesco, ha mostrato una Chiesa cattolica mai vista da secoli. Capace e vogliosa di discutere dei “diritti” di fede dei divorziati risposati, disposta a discutere di quale “accoglienza” ai gay e di quale “contributo” possa da loro venire alla comunità dei fedeli. Una cultura, una tradizione e un’adunanza sostanzialmente sessuofobiche hanno avuto il coraggio e l’onestà di guardarsi allo specchio. E hanno saputo misurare la distanza tra se stesse e il mondo reale. E, ancora, hanno saputo mollare il vincolo-feticcio dei “valori non negoziabili”. Sulla riammissione dei divorziati sposati ai sacramenti, sullo status dei gay credenti all’interno della comunità dei fedeli e sullo stesso diritto di famiglia la Chiesa negozia, eccome se negozia. Negozia con il mondo, con il tempo, con la ragione, con l sua stessa missione evangelizzatrice.
Proprio per realizzare la missione dell’evangelizzazione, la ragione prima dell’esistenza in terra, la Chiesa negozia. Non si può portare la parola di Cristo all’uomo se con l’uomo e la donna in carne e ossa si rompono i linguaggi e le esperienze comuni. Quindi, per dirla con brutale laicità, se il sesso sociale degli umani muta, anche una Chiesa da secoli e per secoli sessuofoba muta. Perché altra è la missione su questa terra che non presidiare la “regolarità” e conformità di copule e orgasmi. La missione è occuparsi di chi soffre, nell’anima e nel corpo. A tutti offrire aiuto, riparo, accoglienza. Questa è la Chiesa di papa Bergoglio che tanto piace ai progressisti di tutto il mondo e molto dispiace ai tradizionalisti di ogni continente.
Ma su un paio di cose che poi in fondo sono la medesima cosa la Chiesa, anche quella di Francesco papa, non negozia. Proprio per niente. Il paio di cose sono l’inizio e il fine vita. Molti progressisti, molta “sinistra” intellettuale e politica si attende e pronostica anche su questi due temi un cammino lento ma ineluttabile della Chiesa cattolica. Attendono, pronosticano che prima o poi la Chiesa Cattolica non considererà imperdonabile peccato e affronto un aborto o un’eutanasia. Magari a suo modo, magari con molte limitazioni e distinguo ma prima o poi…come sta avvenendo per le coppie di fatto, i gay, i divorziati. Chi attende questo semplicemente si sbaglia: su inizio e fine vita la Chiesa non negozierà mai, neanche con se stessa. Per l’ovvia, sottaciuta, dimenticata ragione che l’ha già fatto.
Nei secoli della Chiesa prima marciante e poi trionfante nella cultura e nei poteri del mondo il clero cattolico letteralmente presidiava ogni momento della vita della comunità. Il concepimento, la nascita, l’educazione, il lavoro, la rendita, la proprietà, il sesso, l’eredità, la famiglia, la malattia, la medicina, la scienza, la morte, la sepoltura, il ricordo e perfino il rapporto tra il mondo dei morti e quello dei vivi. Per ogni presidio un sacramento, una liturgia, una regola. Tutti amministrati dal clero che aveva in questa amministrazione la sua massima ragione d’essere e la sua essenziale funzione sociale. Oggi la Chiesa della Misericordia, imponente e importante ma non più dominante, la maggior parte di questi presidi non li ha più e, se li rivendicasse, non se li vedrebbe riconosciuti, non solo dai non fedeli ma dagli stessi fedeli.
Due presidi le restano, quello relativo a inizio vita, il concepimento, la gestazione e la nascita. E quello relativo a fine vita, le modalità e i tempi della morte. In entrambi i casi consegnare all’individuo, anche credente, l’autodeterminazione sul come e quando dell’inizio e fine vita sarebbe sottoscrivere la fine, l’inutilità sociale del clero come corpo appunto sociale. Questo la Chiesa non lo fa e non lo farà perché, per dirla con un papa “non vogliono, non possono e non devono”. Quel papa parlava del potere temporale della Chiesa. Alla fine del potere temporale la Chiesa cattolica è sopravvissuta e non certo a stento. All’esaurirsi del clero come corpo intermedio della società invece la Chiesa difficilmente sopravviverebbe. Comunque nessuno nella Chiesa ha nessuna intenzione di fare la prova, Bergoglio compreso.