ROMA – Codice appalti, è stato cambiato per legge. Codice appalti regolava, quello di prima, decine di miliardi di euro di lavori pubblici e nelle sue pieghe trovavano posto miliardi e miliardi di tangenti e mazzette. Codice appalti, quello nuovo, regolerà decine di miliardi di lavori pubblici e tenterà di soffocare alla radice, o almeno di non rendere facile, usuale, ovvia la corruzione. Codice appalti rifatto da capo a piedi: non frega niente a nessuno né nella comunicazione né nella pubblica opinione. I conti non tornano, perché frega niente della fonte, culla, autostrada e porto della corruzione?
Il nuovo Codice appalti è voluminoso, non cercheremo qui neanche di riassumerlo per capitoli. Basti però dire che quasi prosciuga il meccanismo del “massimo ribasso”, quello con cui si prendevano gli appalti e poi non si faceva l’opera appaltata. Si sub appaltava, si rinviava, si batteva cassa. Si diceva al committente pubblico: te lo faccio a un terzo di quel che costa. Poi ci si fermava e si diceva al committente pubblico: per fartelo mi serve il doppio, anzi forse il triplo di quel che costava. Bene, il giochino non si può fare più.
Così come c’è uno stop al giochino (giocone) della variante in corso d’opera (non possono superare percentuale dell’appalto iniziale). E c’è un rigido blocco a quello che possono appaltare di testa loro e di tasca nostra i Comuni e gli Enti locali: una forbice tra 40 mila e 150 mila euro. Sopra la cifra ad appaltare sarà centrale autorizzata e controllata.
Soprattutto c’è nel nuovo Codice quel che incredibilmente nel vecchio non c’era: il rischio imprenditoriale e finanziario è del privato che prende l’appalto e non dello Stato o ente pubblico che appalta. La legge obiettivo di berlusconiana memoria sgravava i privati dal rischio, una cuccagna a carico del contribuente. Ora non più.
Infine sugli appalti strutturalmente e non episodicamente vigilerà l”Autorità Anti Corruzione.
Dunque il nuovo Codice appalti è con tutta evidenza un gigantesco tentativo di “affamare” la corruzione e di amputare lo spreco di denaro pubblico in tema di appalti e lavori pubblici. Riuscirà o no è da vedere, ma questo è.
I soldi buttati o rubati in tema di appalti e lavori pubblici sono in Italia enormità e rituale lacrimatoio pubblico. Allora perché frega niente del nuovo Codice? Mettiamo che è testo e materia difficile e assolviamo così per manifesta inadeguatezza al complicato gran parte del sistema informativo. Mettiamo che è cosa concreta e quindi assolviamo per manifesta incompetenza la gran parte del sistema politico. Ma la gente, quella che ogni giorno la menta e piange il “paese di ladri”, perché se ne frega se arriva un Codice che ai ladri promette un sacco di problemi nel rubare?
Certo perché la gente è distratta, certo perché è sfinita e fa gran fatica a credere che qualcosa possa migliorare. Certo, ci sono almeno dieci perché alla distrazione e tutti comprensibili e umani. Però c’è in fondo in fondo anche un inconfessabile perché. Codice appalti puliti non scalda i cuori perché ad appalti sporchi, grigi, grassi, unti ci siamo non solo abituati, assuefatti, rassegnati…Ma anche accomodati, collocati, piazzati. Il saccheggio e lo spreco del denaro pubblico protratto per decenni ci ha corrotto, a centinaia di migliaia nel portafoglio, a milioni nell’indotto dei portafogli corrotti.