Daccò, Piazza, Fiorito…Pdl zombie al 19%. Berlusconi stufo ma il pesce…

ROMA – Pierangelo Daccò è stato condannato in primo grado a dieci anni di detenzione, quasi il doppio di quanto chiesto dall’accusa, condannato per bancarotta fraudolenta, quella bancarotta dell’ ospedale milanese San Raffaele che, tra l’altro e l’altro non è certo poco, sta per mettere in mezzo a una strada 500 dipendenti. Pierangelo Daccò era per sua stessa definizione il “mister Wolf”, il risolutore di problemi tra le aziende della sanità lombarda e la Regione Lombardia: chi voleva esser chiamato a lavorare o a fornire e poi essere pagato dalla Regione era “meglio” se passava da Daccò. Se poi Daccò trattenesse denaro per sé o si facesse girare milioni e milioni dalle aziende quale remunerazione per l’ufficio svolto è materia di altra accusa e altro processo. Ciò che è certo è che Daccò era un riconosciuto facilitatore e che Daccò era intimo di Roberto Formigoni con cui divideva barca, viaggi e vacanze. Da anni, per consuetudine e non per caso. E Roberto Formigoni è il Pdl in Lombardia.

Antonio Piazza, presidente dell’Azienda lombarda per l’edilizia residenziale si è dovuto dimettere dopo che è diventata di pubblico dominio la storia della sua Jaguar parcheggiata nel posto dei disabili e la sua vendetta nei confronti del disabile che aveva chiamato vigili e causato multa: gomme tagliate alla “spia”. Dimettendosi Piazza ha detto di non condividere le sue dimissioni e ha aggiunto: “Solo un pezzo della mia Jaguar sporgeva nel posto riservato ai disabili, in realtà da tre anni parcheggio nel posto accanto, in divieto di sosta, qual è il problema?”.  Antonio Piazza era di quell’azienda lombarda presidente in quota Pdl.

Franco Fiorito in una delle prime “lettere dal carcere” ha fatto sapere che lui prendeva la “tripla”, cioè si assegnava tre retribuzioni tre, da consigliere alla Regione, da capogruppo e da presidente di commissione. E che dalla tripla era a conoscenza un poker, quattro altri consiglieri tra cui Pier Ernesto Irmici, segnalato come stretto collaboratore di Fabrizio Cicchitto. Franco Fiorito era capogruppo del Pdl alla Regione Lazio, Fabrizio Cicchitto è capogruppo Pdl alla Camera. Samantha Reali, ex fidanzata di Franco Fiorito, ha appena finito di raccontare ai magistrati di essere stata assunta, pagata e poi licenziata in Regione “a sua insaputa”.

Il Pdl…la notizia non è che il Pdl sia morto o moribondo o in procinto di scindersi tra gli ex An campioni della vicende laziali e gli Forza Italia protagonisti delle vicende lombarde. La notizia è che il Pdl è uno zombie che cammina e  non muore mai: il 19/20 per cento degli elettori dichiara di poter rivotare Pdl, nonostante i Daccò, i Piazza, i Fiorito. Del Pdl fa sapere di essere stufo e disgustato anche Silvio Berlusconi, sente puzza di sconfitta e di personale politico di bassa lega. Ma la puzza, il pesce…la testa. La festa di Ulisse consigliere regionale del Pdl con le teste di maiale e gli otri di vodka e le tunichine ricorda, sia pure in piccolo, qualcosa? E’ il format delle cene eleganti di Arcore e della serate a Villa Certosa.

La protervia ignorante di quel Piazza ricorda, sia pure in formato mignon, qualcuno? Quel qualcuno che diceva: “Tutte le regole e tutti i giudici contro di me, complotto e congiura”. Qualcuno che non molto tempo fa aveva detto e poi ha ridetto: “Davo soldi a Ruby, prima pensavo fosse la nipote di Mubarak, poi le ho messo sù la palestrina, per lei ho chiamato la Questura, sì, era anche premier, qual è il problema?”.

La “tripla” che Fiorito si assegnava, gli altri si limitavano alla “doppia” in quale scuola l’hanno appresa se non in quella di un partito dove si teneva regolare lezione secondo la quale chi prende e porta i voti prende tutto e del resto chi se ne frega? Quanto deve essere lunga la sequela delle coincidenze, dei casi, delle mele marce perché lo zombie smetta di camminare? Valter Lavitola scriveva alla testa del pesce: ti ho comprato parlamentari, ti ho comprato documenti, perché non mi paghi? Forse provava a scroccare, di certo sapeva che la sua lettera non puzzava rispetto all’aria che normalmente respirava il mittente e il destinatario.

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Mino Fuccillo