ROMA – Decreti e sussidi: 80 miliardi di rabbia.
Decreti e sussidi del governo, un Pronto Soccorso che, senza tanto badare al chi, come, perché distribuisce medicinali di ogni tipo a chiunque si presenti.
Distribuire, meglio assegnare, in fretta, tanta fretta. Con la logica con cui si riempiono in fretta le scialuppe di salvataggio di una nave a rischio naufragio.
Con la logica, quella logica: a quelli del Ponte 1 la scialuppa 22, a quelli del sotto ponte la scialuppa 18…
Con la fretta solo quella dell’assegnazione delle scialuppe. Quanto a metterle in acqua con passeggeri a bordo, il nostro sistema paese semplicemente non ce la fa, non è in grado di agire in fretta.
Decreti e sussidi come non mai nella storia recente e anche pregressa d’Italia. Tra primo e secondo decreto 80 miliardi di euro.
Ottanta miliardi di euro di soldi pubblici sono una quantità mai vista. Una spesa di soldi pubblici imponente. Ottanta miliardi sarebbero anche relativamente pochi se fosse il conto degli investimenti per produrre nuova ricchezza. Sono invece ottanta miliardi solo e soltanto di sussidi, un sacco di soldi in sussidi mai così pieno.
Sussidi sotto forma di mille euro a fondo perduto qua e anche là e 600 più 600 e più 800 euro alle partite Iva e bonus bici, baby sitter e bonus sanificazione e sconto affitti perché 60% si detrae dalle tasse e Cassa Integrazione per lavoratori dipendenti e e ancora e ancora e ancora. Nella logica di un sussidio per tutti.
Ottanta miliardi sono tanti. Peraltro messi in bilancio e in spesa nella inconsapevolezza testarda che è l’appartenenza alla Ue (tramite Bce) che permette all’Italia di contrarre questo ulteriore debito. Ottanta miliardi che, non ci fosse la Ue o l’Italia fosse fuori dalla Ue, l’Italia non avrebbe e nessuno le presterebbe mai con un debito pubblico che viaggia vero il 160% del Pil e un deficit 2020 che se sarà 10% sarà una benedizione. Ottanta miliardi che non rallentano la dedizione, l’umor diffuso a segare l’albero su cui si sta seduti.
Ottanta miliardi promessi, sparsi, spesi ad ottenere…rabbia.
Rabbia della categorie, della gente. Rabbia da chi è destinatario dei sussidi. Perché?
Perché coronavirus non ha certo modificato, tanto meno in meglio, l’Italia che c’era prima.
L’Italia della inefficienza. Inefficienza di governo, di ceto politico, di strutture amministrative, inefficienza di Stato. C’era prima, in misura enorme. C’è ovviamente anche ora l’Italia della inefficienza.
Quella che annuncia e stanzia sussidi e poi non sa come farli arrivare davvero. L’Italia dei proclami, della propaganda, della eterna campagna elettorale, l’Italia delle pagliacciate volgari in Parlamento, l’Italia dei piccoli uomini diventati parlamentari, l’Italia della burocrazia spesso incompetente, quasi sempre ostile al cittadino, non di rado corrotta. L’Italia del non mi compete, del non posso se nessuno mi autorizza. Questa Italia la puoi oliare con tutti i miliardi che vuoi, se resta tale produrrà sempre lo stridio della rabbia.
L’Italia del rancore. C’era forte e potente e anche prepotente. C’era prima e c’è oggi. Rancore di una categoria verso l’altra. Rancore come abito culturale, rancore come cultura sociale. Rancore che ha come bandiera l’eterno e universale “mi hanno lasciato solo”. Rancore come sostegno alla rivendicazione eterna e per definizione insaziabile. Rancore come inesauribile e naturale credito dell’individuo o della famiglia o della lobby nei confronti dello Stato, della cosa pubblica, del prossimo. Questa Italia la puoi innaffiare di tutti i miliardi che vuoi, non smetterà la mono cultura della rabbia.
L’Italia della menzogna. C’era e c’è. Basta sfogliare stamane i non pochi giornali che raccontano nulla per i commercianti e tutto per gli immigrati. Nulla per i commercianti! Nel giorno degli 80 miliardi di sussidi. L’Italia della menzogna sistematica e organizzata, non così forte da generare la rabbia. Ma che la rabbia la ama, la adora. L’Italia della menzogna che si candida a clero del culto della rabbia. E, ultimo ma non ultimo, sulla rabbia ci campa.
L’Italia dell’assistenza e poi, dopo l’assistenza, l’assistenza. C’era prima, con il Reddito di Cittadinanza e con Quota 100. C’era prima, da tanto tempo prima, il tempo di stratificare 150 miliardi di sconti fiscali a categorie qua e là , il tempo di mandare in pensione un paio di generazioni a 60 anni, il tempo di creare un sistema decentrato di spesa (le Regioni) capace tra l’altro di sperperare i soldi della Sanità , il tempo di allevare e nutrire un ceto politico e para politico incompetente, anzi competente a nulla, il tempo di foraggiare imprese e imprenditori che non mettevano un euro del loro…
L’Italia dell’assistenza c’è ovviamente tutta e ancora tutta sia nella testa del governo che in quella dell’opposizione, dei partiti tutto e della gente tutta. Ottanta miliardi, pochi, tanti, a chi, quando, come? Nessuno che in realtà e per davvero lamenti che son solo sussidi. Dove le strategie e i soldi per nuove attività e comparti produttivi al posto di quelli che per un paio d’anni almeno andranno sussidiati? L’Italia dell’assistenza non ama neanche sentir sussurrare che di sussidi si può campare mesi, qualche mese, non di più. Se sente in giro qualcosa del genere, l’Italia dell’assistenza va in…rabbia.
Una cosa si è aggiunta, un’altra Italia si è aggiunta a tutte queste. C’era anche prima ma è cresciuta in quantità e urgenza: l’Italia del bisogno. Bisogno vero. C’è non poca gente che in questo momento ha pochi soldi. Pochi non per modo di dire. E nessuno la può tenere in piedi con sussidi a fondo perduto. Questione di mesi, neanche tanti e l’Italia del bisogno farà vedere la sua rabbia. Rabbia che non sarà di scena come quella del gestore di stabilimento balneare che dimezza una stagione. Sarà , c’è da temere, la rabbia acida di molta gente al Sud che questa estate lavorerà poco o nulla.
L’Italia dell’inefficienza, del rancore, della menzogna, dell’assistenza sommata all’Italia del bisogno, cioè 80 miliardi di sussidi che producono rabbia. Pensavamo davvero epidemia avrebbe svelato uno Stato e una società migliori e diversi da quello che erano prima??