
ROMA – Il senatore Lucio Barani, senatore del gruppo Gal (chi ha votato Gal alle ultime elezioni? Nessuno, Gal non c’era alle elezioni e sarà forse uno su centomila tra gli italiani quello che sa cosa è Gal e chi ci sta dentro) ha presentato emendamento al disegno di legge anti corruzione. Emendamento prevede che “il corrotto sia punito con la fucilazione da svolgersi sulla pubblica piazza principale della città dove ha sede il Tribunale competente per territorio. Ma la pena non può comportare la morte del reo”.
Il senatore Barani, all’indomani e in forza dell’emendamento, si sente arguto e puntuto e lo dice anche in una mini intervista a La Stampa: “Sono un evangelizzatore, giudiziario e politico…”. Barani è fermamente convinto di aver divertito e istruito il paese con il suo paradosso: fucilare i corrotti e salvare loro la vita. Barani muove a “evangelizzare” il paese spiegando con la “provocazione” che non si devono allungare i tempi delle indagini e dei processi, non deve essere dato al tempo allo Stato per la sua azione di repressione legale, insomma non bisogna allungare la cosiddetta prescrizione. Se lo Stato ce la fa a incastrarti e condannarti in tempi che devono essere corti, bene. Altrimenti la sfanghi, bene lo stesso. E questo sia che tu sia colpevole o innocente.
Barani la vede così e così la vende al paese, con l’emendamento “corrotti fucilateli in piazza”. Vorrebbe essere un parodosso urticante. In realtà desta un senso di pena, per il poco arguto e molto involuto senatore Barani.
Più o meno stesso palcoscenico (Parlamento) ma parte in commedia opposta per Nicola Morra, senatore anche lui ma del più noto e votato M5S. Si è dotato di smartphone in aula, ha registrato e poi provato a far sentire sempre in aula Papa Francesco che dice “la corruzione spuzza”. Coraggiosa rivelazione quella di Morra, far sentire quello che tutti gli italiani hanno sentito in ogni telegiornale e letto in ogni giornale già giorni fa. Ma Morra, agli antipodi politici di Barani, si sente arguto e puntuto anche lui: Papa Francesco gli serve come trampolino il gran tuffo nella clamorosa denuncia mimato. Ecco infatti Morra che tira fuori dalla tasca molletta del bucato, introdotta in aula con gran sprezzo del pericolo, e ci si tura il naso. A mostrar al paese la puzza e il fetor della corruzione.
Ormai in Parlamento, e in televisione, di casi così ce n’è almeno uno al giorno. Barani e Morra sono solo gli ultimi della inesauribile cronaca. Sono gli onorevoli clown, quelli che fanno politica circo. Quelli che ci pensano a che “numero” fare sulla pista a tre cerchi. Quelli che si sentono fichi e bravi se elaborano una gag, quelli che si ingegnano a recitare. Sono orgogliosi di se stessi, si sentono molto contemporanei e cool. Sono quelli più fotografati, intervistati, invitati e youtubati. Contro il nemico politico si mette in piedi una scenetta, una recitina, una gag: è questa la nuova professionalità politica e loro si sentono molto professionisti.
E lo sono professionisti. Dell’esibizionismo, della teatralità sguaiata, della sceneggiata più plebea che popolare, del cattivo gusto, della “caciara”, “ammuina”…del rutto a tavola come segno di partecipazione alla cultura popolare. Professionisti della politica (in particolare della attività in aula) intesa come battaglia degli scherzi e vediamo chi fa all’altro il più pesante. Professionisti non c’è dubbio. Votati, spesso molto votati, non c’è storia. Professionisti dell’oggi e al tempo stesso eterni tipi umani. Come quelli che nella memoria di ognuno facevano scherzi grevi a scuola e che erano molto estroversi e anche un po’ tonti. Probabilmente in queste forme dell’agire umano si invera e manifesta uno dei difetti, il difetto più irredimibile della natura e storia umana: la stupidità. Che è sempre e per definizione inconsapevole di se stessa, sempre lo sciocco si sente arguto.
