ROMA – Non c’รจ molto da dire, basta riportare la “fredda cronaca”, nel caso in specie ad esempio quella del Corriere della Sera: “Centinaia e centinaia di pasti consumati gratuitamente da assessori e amministratori, lunghissime chiusure estive in periodi di elevato afflusso turistico, costi del personale troppo alti…l’Enoteca laziale, ristorante della Regione gestito attraverso l’agenzia regionale Arsial, ha accumulato un milione e 650mila euro di debiti in quattro anni, sotto le giunte Marrazzo e Polverini”.
E’ una storia romana ma รจ anche e soprattutto una parabola di tutto il paese. Prendi un indirizzo prestigioso, un bar storico, aperto nel 1936 dalla famiglia Ciampini, poi diventato bar Vanni. C’รจ l’imprenditoria che ritiene di sua proprietร le mura anche se cosรฌ non รจ. Com’รจ, come non รจ…il tutto finisce in mano pubblica, alla Regione. La Regione Lazio allora di Francesco Storace. Che fonda e inaugura niente meno che il Palatium, ristorante-bar-enoteca gestita da srl pubblica niente meno che per “promuovere i prodotti laziali”.
Il risultato รจ anni di pasti gratis per politici e affini, assunzioni che non servono, azienda e dipendenti che concordano nel chiudere per bei pezzi d’estate, quando arrivano i turisti, per farsi con comodo le loro di vacanze, affarucci e affaroni nella gestione del magazzino. Un’autentica, usuale, puntuale, precisa parabola italiana: l’Enoteca Stato.
Con una sola variante allo schema conosciuto. Per decisione di Antonio Rosati, commissario straordinario alla Arsial e di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, stavolta non si resiste a dispetto dei santi, dei numeri e della decenza. Stavolta l’Enoteca pubblica laziale verrร data in gestione a imprenditori privati. C’รจ la pubblica promessa di un pubblico bando in questo senso entro la fine dell’anno. Speriamo che il bando arrivi davvero e non ritardi, altrimenti la parabola si confermerร piena, perfetta, esaustiva e senza varianti.