ROMA – Grandi Evasori e Cittadini, chi non ne parla, chi non sa cosa sono? Tutti parlano dei Grandi Evasori fiscali, tutti sanno dell’esistenza dei Cittadini. Se chiedi se ci siano, qui e ora entrambi, tutti sono certi che ci siano eccome sia i Grandi Evasori che i Cittadini. Dove sono? Ovunque. Ci sono? E’ ovvio, che domanda…
Chi sono? Loro! E’ la risposta se i tratta di Grandi Evasori. Chi sono i Cittadini? In questo caso la risposta è un gioioso e rivendicativo Noi!
Bene, loro chi? Questo, quello? No, questo è un lavoratore, un padre di famiglia, uno che si ammazza di lavoro. Quello è uno che se pagasse davvero tutte le tasse chiuderebbe. Questo altro ancora se paga davvero tutte le tasse finisce che non paga i dipendenti. E quello è un artigiano, vogliamo ammazzare gli artigiani’ E quello ha bottega da una vita, già combatte con la crisi e le vendite via web. E quell’altro è solo un povero cristo che arrotonda. Appena al Grande Evasore provi a dare un nome e cognome il Grande Evasore sparisce, evapora, anzi muta in piccolo evasore o evasore di e per necessità.
I Grandi Evasori contro cui tutti siamo non hanno nome e cognome, carne ed ossa. Per restare Grandi e grandemente esecrabili e grandemente punibili devono restar fatti di una materia malefica quanto indistinta. I Grandi Evasori fiscali nel linguaggio (in questo concordante) della gente e della politica italiana hanno la consistenza reale del Lupo Mannaro. Grande Evasore è una figura del mito cui è assegnata la funzione di far pedagogia sociale e civica. Prima lezione: se evadi le tasse non esagerare e soprattutto non farlo vedere troppo. Seconda lezione: la caccia al Grande Evasore è come la caccia al Lupo Mannaro, consente ai cacciatori di raccontare un sacco di storie gloriose di inseguimenti e alla gente che lavora di fare un po’ di economia in nero con calma dicendo: prendetelo, prendetelo il Lupo Mannaro.
E il Cittadino con la maiuscola? Cittadino è un dover essere che da solo non esiste in natura…umana. Cittadino non è individuo e neanche popolo. Cittadino è un soggetto di diritti e doveri consapevole di questa dualità. Consapevole e custode di questa dualità, intento ad articolarla in bilancia, bilanciamento tra suoi diritti e doveri verso lo Stato e la società. Bilanciamento ma all’occorrenza e se necessario il Cittadino antepone l’interesse della collettività al suo individuale o di ceto. Per questo si chiama Cittadino. E non lo fa perché è “buono”, lo fa perché proprio come Cittadino sa che il suo interesse di individuo, famiglia o ceto si protegge, realizza e sviluppa solo se l’interesse della collettività non viene ignorato e calpestato.
Si chiama Cittadino per questo. Ma l’abbiamo dimenticato. Ricordarlo era faticoso. Perché il Cittadino soggetto di diritti e doveri non lo è per spontanea gemmazione. Sono le istituzioni a garantire e obbligare l’individuo, il popolo, la gente, i clan a modellare alcuni comportamenti secondo il dover essere del Cittadino. Se invece come oggi diciamo, pensiamo, votiamo, il cittadino è l’antagonista per ruolo e natura delle istituzioni, se il cittadino è un soggetto di inestinguibili diritti sempre in credito verso la collettività, se il cittadino è quello dei comizi, dei tal-show, dei social e della quasi totalità della narrazione pubblica…Se davvero è così e così davvero è, allora il Cittadino ha la stessa consistenza reale del Principe Azzurro. Cittadino, figura favolistica che ci serve come espediente per adorare noi stessi.