ROMA – Beppe Grillo fende le acque, più o meno come novello Mosè. Perché non solo materialmente attraversa a nuoto il braccio di mare tra Calabria e Sicilia, non solo sconfigge la memoria di Scilla e Cariddi ma, una volta finalmente spiaggiato, separa le acque nere del paese da quelle chiare. Indica chi deve andare in galera e quanto ci deve stare, profetizza il decesso e funerale del sistema politico e di potere, annuncia l’avvento e stende la mappa e le leggi del futuro imminente. Insomma fa tutto il lavoro: frega e sbertuccia i faraoni, fende le acque, apre la strada al popolo redento, redige le tavole dei nuovi comandamenti. E’ un giorno così, che ci vuoi fare? E’ la cronaca, sono i fatti, è la politica e con i fatti non si polemizza.
Adriano Celentano fa Gesù dalla cattedra della tv. E’ lui l’estetica e l’etica, fa il lavoro che una volta era di Platone e Kant. Chi di Celentano riferisce racconta di lui non solo come un maestro di vita ma proprio come di uno che lavora di logica, fisica e metafisica. In più Adriano ci mette l’economia e, primo al mondo, annuncia che tutta l’Italia verrà ricostruita come un bellissimo antico borgo con i soldi dei ricchi, ivi compresi quelli di Berlusconi sulla cui tv Adriano-Gesù fa pubblica meditazione. E’ un giorno così, che ci vuoi fare? E’ la televisione, lo share, i dieci milioni di fedele platea. E con lo share e con i dieci milioni non si polemizza.
Massimo D’Alema e Matteo Renzi fanno gli Highlander del Pd e della sinistra. Il primo avverte che resta in Parlamento a dispetto del secondo e che comunque il giovane “si farà male”. Il secondo finisce ogni suo comizio-spettacolo in ogni dove con la battuta, con la scena madre, la più applaudita sempre: “Se vinco io non finisce il centro sinistra come dice lui, al massimo finisce la sua carriera parlamentare”. Reciprocamente si promettono: dei due uno solo ne resterà. E’ un giorno così, che ci vuoi fare? E’ il Pd e non puoi farci niente.
Silvio Berlusconi insieme con il molto bagaglio a carico chiamato Pdl cerca qualcuno o qualcosa che li prenda in casa. Scusa, Casini, posso? Vengo da te Montezemolo, anzi vieni tu qua che lascio il posto? Senti, Monti e se affittiamo Palazzo Chigi insieme per altri cinque anni? E’ ciò che resta della politica e della destra italiana che ha governato, comandato e fatto sognare la maggioranza degli italiani per un ventennio. E’ un giorno così e nessuno può farci niente, neanche la coppia Sallusti-Santanché.
La ‘ndrangheta, sì proprio lei, sedeva da tempo per interposto assessore alla Regione Lombardia, quella specchiata Assemblea in cui gli assessori inquisiti sono più delle dita di una mano e i consiglieri più di una dozzina. Era relazione d’affari: la ‘ndrangheta vendeva voti, la politica li comprava. E forse per civile carità nessuno parla del terzo complice dell’affare: il popolo sovrano. Per avere migliaia di voti da vendere in Lombardia bisogna averli in tasca quei voti e quei cittadini-elettori. La ‘ndrangheta, sì proprio al stessa, a Reggio Calabria invece governava e basta. Infatti il ministro degli Interni, dopo documentata relazione di prefetto e polizia, ha sciolto il consiglio comunale della città. Il sindaco ha gridato all’affronto: “Si vuole criminalizzare una città che solo 17 mesi così ha liberamente votato”. Che vuol dire quel sindaco che bisogna rispettare, anzi garantire la libertà di votare per un governo di ‘ndrangheta? Interessante estensione del concetto di democrazia, discuterne con Celentano e Grillo. E’ un giorno così e non puoi farci nulla. E’ il ceto politico, è la classe dirigente, sono gli eletti dal popolo. E che vuoi fare, polemizzare con la sovranità popolare?
Al Consiglio Regionale del Lazio pare proprio ci sia un Fiorito anche nelle fila dell’Idv. Pare, non è sicuro ma pare proprio. Tanto è vero che i partiti dell’opposizione alla Polverini, quelli che dovevano riunirsi per trovare come impedire alla suddetta Polverini di dare altri sei mesi di tempo a tutti i Fiorito della maggioranza, hanno rinviato la riunione sotto evidente choc più che imbarazzo. Da entrambi usciranno presto, basta che guardino come fa la Polverini: ha fatto stampare e affiggere manifesto con sopra scritto: “Questi li mando a casa io”. E subito dopo fa e cerca di fare in modo che a casa non vadano almeno fino ad aprile. Da ogni dove giunge notizia di presidenti di Provincia che si dimettono, anzi saltano giù dal cocchio Provincia per provare a saltare nella carrozza Parlamento ovviamente giurando che il tentato salto è “solo nell’interesse dei cittadini”. E da ogni dove Regioni di destra e sinistra gridano al golpe perché forse domani non potranno più moltiplicare e distribuire inutili aeroporto e porti e forse da domani non potranno più bloccare centrali energetiche e reti di trasporto. Se non distribuiscono mance e non assecondano il “non nel mio giardino”, che ci stanno a fare? E’ la “politica di prossimità” e non puoi farci niente. Prossimi, vicini ad ogni vizio e miopia e pretesa ed accattonaggio del “territorio”. E che vuoi fare, polemizzare con il territorio?
Eben Alexander, uno scienziato finito in coma per meningite, racconta di aver visto gli angeli prima di tornare del tutto tra noi, insomma di aver dato una sbirciatina sia pur da lontano al paradiso. La storia è su Newsweek, non su un sito degli ufologi. E vai a sapere davvero quali sono le esperienze, le percezioni o le illusioni in limine mortis. Alexander mezzo vivo e mezzo morto ha visto gli angeli. In un giorno così da vivo, qui e ora, un questo paese, si vede non l’inferno e i diavoli che hanno entrambi una loro maestosità. Si vede invece un altro paradiso, quello dei “nani e ballerine”, dei “quaqquaraqua” e degli “ominicchi”, quello dei frati ricchi nel convento povero, quello dei pagliacci, degli azzeccagarbugli, dei “furbetti” e delle teste di legno e tante altre legioni. Con la sola speranza che stia cominciando per tutti almeno una trasferta in purgatorio. E’ un giorno così, tutto così e non puoi farci niente.