
ROMA – “Sono qua per restare sindaco fino al 2023, non ho mai cambiato idea, mi ricandiderĂ²”. Ignazio Marino davvero sa sorprendere. Molti non scommetterebbero dieci euro sul fatto che resti sindaco nel 2016, sul fatto che passi da sindaco l’inverso 2015/2016 e lui regala ai romani l’affascinante prospettiva di averlo sindaco per i prossimi otto anni otto!
C’è dell’incoscienza evidente in questo proclama/proposito di Ignazio Marino. Un’incoscienza a suo modo perfino candida, perfino ingenua. Tanta candida e ingenua da toccare i confini dell’inconsapevolezza. Toccarli e superarli, fino a giungere nella terra al di lĂ , quella dell’ottusitĂ felice. Marino sembra, anzi è, incosciente, letteralmente non cosciente e consapevole di cosa è Roma sotto la sua amministrazione.
Semplice, Roma è una cittĂ non amministrata dove tutti, proprio tutti, i servizi pubblici sono pessimi o assenti. Il trasporto pubblico, la mobilitĂ , i bus, il metro, le strade, le buche: pessime e abbondanti. Di fatto niente raccolta dei rifiuti urbani se non episodica e lazzarona. Vigili urbani che vivono in una loro repubblica separata, ostile al sindaco e ai cittadini. Cittadini che regolarmente insozzano, ingorgano le strade e, quando gli gira, insorgono a difesa delle loro attivitĂ semi legali: commercio ambulante e salasso del turista in primo luogo. Incuria del verde pubblico e anche del grigio pubblico, a Roma la manutenzione è sparita e la cittĂ si avvia sulla strada che fu de L’Avana a Cuba: il fascino del cadente.
Roma è sporca, clamorosamente sporca. Roma è spoglia, decisamente spoglia di regole di convivenza. Regole che nessuno ricorda piĂ¹, regole che nessuno fa rispettare da così tanto tempo che la gente le regole di convivenza le apprezza come si apprezzano le favole…chiacchiere. Roma è un parcheggio dove regolarmente ti chiedono il pizzo, una corsia per i bus o i tram con sempre l’asfalto sconnesso, perĂ² non lo vedi perchĂ© sopra ci sono le fila di macchine private che della corsia se ne fregano. Roma è la capitale mondiale delle strisce pedonali cancellate e mai ridipinte. Roma è un cassonetto aperto o sfondato, a tutti e ovunque monnezza mostrar. Roma è un “Dica…” nei pubblici uffici che è intimidazione a chi va lì a dar fastidio, insomma i cittadini. Roma è decine di migliaia di stipendi comunali e para comunali che servono solo a chi lo stipendio lo prende. Roma è l’Atac pubblica, l’azienda dei trasporti pubblici dove i conducenti guidano meno ore che nel resto d’Italia e sono i piĂ¹ cagionevoli di salute d’Italia e il cui bilancio è da sempre in perdita crescente. Roma è l’Atac che greggia con l’Ama, l’azienda dei rifiuti, dove 1.500 godono della legge 104, cioè 1.500 su settemila non possono lavorare sempre perchĂ© hanno parenti malati da assistere. Settemila addetti ma l’Ama affida ad appalti esterni buona parte del suo lavoro.
Roma è un Catasto ancora cartaceo gestito da inarrivabili sacerdoti della carta. Inarrivabili? Oddio, dipende. Roma è mazzetta per ogni autorizzazione pubblica, ognun sa quali sono le tariffe, non sono esposte voce per voce nei Municipi ma è come lo fossero. Roma è piĂ¹ della metĂ dei negozi irregolari sui contributi pagati, sul lavoro neo, sulle norme sanitarie. Roma è i bar e ristoranti che si accaparrano le strade e le piazze con tavolini e ombrelloni. Roma è la questua e il ricatto degli ambulanti irregolari e regolari. Roma è la ricettazione dei mercatini. Roma è il teatro grottesco del suo Consiglio Comunale dove personaggi che in un circo farebbero al massimo i vice pagliacci giocano a fare i tribuni del popolo.
Roma è questo e tante altre urbane e inurbane schifezze. Che c’erano prima di marino sindaco e che nell’anno e mezzo di Marino sindaco sono rimaste e peggiorate( senza dimenticare che Roma è la cittĂ che ha le maggiori tasse locali per finanziare questo disastroso nulla). Roma è questo, vivere a Roma è questo. E qui l’incoscienza, l’inconsapevolezza di Marino, qui, a fronte della realtĂ di Roma, diventa arroganza. L’arroganza perfino molesta di chi nemmeno profferisce uno scusate, non è colpa mia. L’arroganza molesta di chi vuole continuare, continuare per altri otto anni, a presiedere lo sfascio civile e la decomposizione urbana. E te lo viene pure a dire in faccia, sfidando ogni civile pazienza.
Incoscienza arrogante che dovrebbe poggiare sul fatto che Marino è innocente ed estraneo a Mafia Capitale. E infatti nello schifo di Roma sopra descritto (e purtroppo quotidianamente da milioni vissuto) Mafia Capitale non è stata messa nel conto. Roma è uno sfascio e uno schifo anche senza l’orrido di Mafia Capitale. E anche fosse, anzi diamo per certo che Marino sindaco sia innocente ed estraneo a Mafia Capitale. Resta comunque un pessimo sindaco, consumato, anzi arso dall’incoscienza arrogante, dall’inconsapevolezza presuntuosa. Onesto? Certo! Come dicono a Roma, fallo esse pure ladro…
Una sola cosa a favore (si fa per dire) di Marino sindaco. La concreta possibilitĂ di un’altra riprova che al peggio non c’è mai fine. GiĂ per Roma ci puĂ² essere di peggio. Ad esempio un sindaco tipo Giorgia Meloni, la leader dello stesso partito in cui milita Alemanno, l’ex sindaco che, carte prefettizie alla mano, fece coincidere il suo mandato con il picco del successo di Mafia Capitale in cittĂ e con l’acme delle assunzioni clientelari di camerati, compagni, amiche e con la massima festa degli appalti gonfiati e dei lavori non eseguiti. Ecco, a Roma manca proprio in sindaco della stessa famiglia di Alemanno. Oppure un sindaco della “decrescita felice”…Sarebbe interessante vedere un sindaco M5S a contatto e rapporto con i dipendenti comunali che M5S ha sempre appoggiato in ogni corporativa richiesta, a  contatto e a rapporto con mafie e mafiette di categoria e quartiere di cui è fatta la mitica “gente”. Oppure uno venuto su da quello che è diventato il Pd romano…
Ma che male ha fatto Roma per avere Marino sindaco fino al 2023? O per avere sindaco uno anche peggio di Marino? Qualcosa di grave e pesante dobbiamo aver fatto noi che a Roma viviamo, magri in un’altra vita passata o nella prossima o proprio in questa, comunque qualcosa che neanche un paio di Giubilei che ogni peccato cancellano sono perĂ² in grado di cancellare.
