ROMA – Ilva, vendersi per 300 mila euro. Questa l’accusa, insensata e sbilenca, che Luigi Di Maio ha voluto lanciare via microfoni e telecamere in strada, alla Lega di Salvini. Ha detto Di Maio, con corredo di sorriso furbetto, di aver capito perché la Lega stava sempre dalla parte di Arcelor Mittal, perché aveva 300 mila euro di bond della azienda.
Capito? Salvini avrebbe venduto l’anima, il partito, la primogenitura politica oggi evidente in Italia, in fin dei conti anche il potere (era al governo) per 300 mila euro. Di mazzette, trecentomila di tangente e corruzione? No, neanche per sogno: trecentomila euro di bond, cioè di investimento.
Salvini ha detto che querela. Ben prima dei giudici è evidente però che qui, almeno qui, Salvini ha due volte ragione. Prima ragione: il fatto, come dire, non sussiste. Lega compra bond Arcelor Mittal (non è vietato e neanche sospetto) nel 2011 e li vende nel 2015. Non è vietato da nessuna legge e neanche da nessuna contorta e distorta moralità pubblica made in M5S. Investire, risparmiare in titoli e bond lo fa qualunque Fondo di investimento appunto. E si chiamano Fondi comuni perché investono soldi di milioni di italiani, altro che Caste conniventi.
Seconda ragione: per trecentomila euro? Anzi meno, per l’incremento di valore su 300 mila euro investiti su Ilva? Quanto il 10, il 20 per cento, quanto avrebbe la Lega incassato favorendo Arcelor Mittal? Il 30 per cento di incremento valore dei suoi trecentomila? Quindi Salvini avrebbe venduto Lega, anima, partito, potere per 90 mila euro? Quale angustia mentale porta un Di Maio a credere che un sia pure avversario possa vendersi per quella che è una miseria di fronte ai miliardi in ballo e soprattutto di fronte a ciò che c’è da perdere lucrando una novantamila euro?
Se Di Maio ci crede davvero a quel che dice su Salvini che si vende per una miseria, si rende conto Di Maio che mondo, che Italia, che gente, che umanità, che cittadini immagina e descrive? E’ molto probabile che Di Maio ci creda davvero quando lancia accuse così, è molto probabile che Di Maio creda davvero che così va il mondo, Di Maio infatti rispecchia, riflette e rappresenta un’idea diffusissima nel comune sentire M5s per cui tutti più o meno ci si vende e ci si fa comprare per una miseria.
Senza proporzione e plausibilità è il sospetto universale di M5S. E senza piena consapevolezza di quel che si va dicendo in giro: se nella testa di Di Maio un Salvini si vende la primogenitura politica nel paese per 300 mila euro (anche meno), il signor Rossi per quanto si venderà, per tre euro in proporzione? E’ questo il mondo reale in cui crede di muoversi con sagacia Di Maio? La risposta è sì. E questo sì chiama altra domanda: da dove nasce, da quali esperienze, da quale sguardo in quale specchio nasce questa convinzione in fondo misera che l’altro sia un miserabile che si vende per una miseria?