
ROMA – Una cattedra in materia la detengono i giornalisti: da decenni ogni rivendicazione, bisogno, preoccupazione, problema, raramente dramma, di redazione, testata, spesso singolo individuo è “questione di libertà di informazione”. Non è mai questione di comprensibile e legittima contrattazione sindacale, di soldi, mansioni, condizioni di lavoro, contratti integrativi, carriere…No, i giornalisti come categoria e anche come singoli mai e poi mai si muoverebbero e turberebbero solo per queste sciocchezze. Se si agitano, protestano, lottano, s’impuntano, resistono è sempre e solo per “la libertà di informazione”. La materia di cui i giornalisti detengono cattedra è quella della Iperbole Vittimista.
I rudimenti della scienza dell”Iperbole Vittimista consistono nell’asserire, giurare, garantire, dichiarare, gridare che non si tratta o si discute di un interesse legittimo e talvolta condivisibile di categoria o di gruppo. No, si tratta sempre dell’interesse di tutti, della Libertà , della Democrazia, della Costituzione…E che quindi coloro che si agitano, protestano, resistono, combattono, esigono, chiedono, negano, s’impuntano e lottano non lo fanno per difendere i…loro. Ma solo e soltanto per difendere le fondamenta della vita associata, l’interesse della comunità se non proprio dell’umanità . E se poi capita che l’interesse dell’umanità coincida con l’inamovibilità di un conduttore/conduttrice di telegiornale dalla sedia o con la negoziazione di una indennità …beh, capita. Qualcuno vuol forse mettere in dubbio l’alta professionalità dei giornalisti, anche, quando capita, nella pratica della Iperbole Vittimista?
I giornalisti detengono cattedra in materia, ma i magistrati alimentano una vera e propria Alta Scuola, una Ena italiana (l’istituto francese che forma la classe dirigente) della Iperbole Vittimista. Vuoi mandarli in pensione effettiva a 70 anni oggi che lavorano di fatto fino a 75?  Non è che dicono che non ci stanno perché ci rimettono soldi e carriere. Sarebbe comprensibile. Non è che dicono che non ci stanno perché un lavoro intellettuale è quasi un piacere proseguirlo il più a lungo possibile nell’età . Sarebbe plausibile. No, dicono che se li mandi a casa a 70 anni invece che a 75 ne va “della Giustizia” e, ovviamente, della “Indipendenza della Magistratura”. Per due volte nello scorso decennio si erano opposti ad un innalzamento dell’età pensionabile perché “ne andava della Giustizia e della Indipendenza della Magistratura”. Non è che dicono: il privilegio (tale è e infatti fu un regalo di Berlusconi premier per, così lui ragionava, ammansirli) di un pensionamento definitivo a 75 anni è nostro e lo difendiamo sindacalmente. No, i magistrati dicono che loro si impegnano e sacrificano nella lotta e opposizione a questo provvedimento solo e soltanto per i cittadini, la giustizia, il Bene maiuscolo, comune e assoluto pure, che non si dica siano di braccino corto nelle motivazioni etiche! Non hanno forse detto i magistrati di fronte alla prospettiva di un blocco salariale alla miseria di 240.000 lordi annui che pagandolo così poco non c’è più la garanzia dell’indipendenza del magistrato?
Così come gli Avvocati dello Stato che non proclamano sciopero perché rischiano di doverci rimettere qualche decina di migliaia di euro l’anno sui circa 350.000 che di media portano a casa. Non è che dicono che l’esser pagati oltre che a stipendio anche a percentuale sulle cause vinte è ovviamente comodo e remunerativo e loro ci provano a conservare quel che fino ad oggi è stato loro. No, dicono che scioperano per i diritti del cittadini e per il buon funzionamento dello Stato.
Così come i sindacalisti della Pubblica Amministrazione che non è che sono in agitazione tosta contro il governo perché toglie soldi e uomini ai sindacati (il dimezzamento dei lavoratori pagati dallo Stato ma che lavorano per il sindacato, insomma i “distacchi”). No, dicono di essere imbronciati per l’attentato ai “Diritti dei lavoratori”. Così come tutta la Pubblica Amministrazione pervasa da ostilità montante e tra poco militante contro chi rompe le scatole. Non è che dicono che è una battaglia sindacale per difendere alcune cose buone e altre orride. Non è che dicono: facciamo i nostri interessi. No, per carità , dicono che fanno i nostri interessi, gli interessi di tutti.
Così come se va a finire che i contribuenti pagheranno il costo, il mantenimento dei 2.000 e passa licenziandi dell’Alitalia dopo aver pagato i costi della Cassa Integrazione Alitalia (tra le più lunghe al mondo), non è che si deve dire che lo si fa nell’interesse di quella categoria. No, lo si fa nell’interesse della politica dei trasporti. Così come i famosi allevatori che non hanno mai pagato le multe sulle quote latte non è che non hanno pagato per farsi i…loro. No, non hanno pagato in nome della libertà dell’Agricoltura e dell’opposizione, manco a dirlo, all’Europa. Così come i dipendenti anziani dell’Enel e di altre società elettriche che fino a ieri avevano scontate, scontatissime, le bollette della luce. E che oggi che il governo taglia e toglie lo sconto, dicono: ma ci pagavamo le tasse, erano forme di retribuzione. Peccato che quella “retribuzione” fosse scaricata in bolletta, le bollette degli altri. Poca roba magari, ma sempre i…fatterelli miei innanzitutto e poi il diluvio.
Giornalisti, magistrati, sindacalisti, avvocati, statali, Alitalia, Enel e quanti non abbiamo ricordato. L’elenco lo puoi allungare quanto tutta la penisola. Siamo, purtroppo e al dunque, tutti figli di Antonio Razzi, del Razzi/Crozza che consiglia ed esorta ciascuno e tutti a farsi i…tuoi! Figli che danno soddisfazione, che imparano la lezione e che al Razzi-papà dei…tuoi regalano la commozione di vedere quanto sono bravi nell’arte, disciplina e teatro della Iperbole Vittimista.