Minigonne studentesse liceo…è una buona combinazione di parole per farsi trovare dai motori di ricerca e farsi presentare non in ultima fila nella infinita vetrina del web.
Stampa e tv ormai lo sanno anche loro e, in riflesso ormai condizionato, ogni volta che possono ci provano a mettere insieme minigonne, studentesse, liceo…
LA MALIZIA…
Una ragazza che in quel liceo di Roma studia, il liceo Socrate, ha detto, intervistata dalle cento tv davanti all’istituto, che “la malizia è negli occhi di chi guarda”. Si riferiva alla pluri riportata e pluri commentata frase di una prof e vice preside, quella che conteneva l’espressione “casca l’occhio”. Occhio che casca, insomma il guardare. I guardatori potenziali, quelli a cui sarebbe potuto cascare l’occhio erano i prof maschi. Occhio che poteva cascare niente meno che su e oltre le minigonne delle studentesse.
Ne seguiva perfino incredibile dibattito finto colto con partecipazione di vip e intellettuali(?) sul se guardare sia di per sé guardonismo patologico oppure fisiologico osservare. Ne era seguito grottesco me too all’amatriciana: libertà e integrità e dignità femminili violate. E quindi tutta la stampa e tutta la tv a difendere il corpo e l’anima della donna, a riportare lo sdegno, a dare testimonianza della protesta civile.
In realtà e fin dal primo momento tutta la stampa e tv a mettere insieme, chi più golosamente di altri, minigonne, studentesse e liceo. Così qualcuno clicca, legge, compra. E soprattutto in redazione molti approvano, tutti seguono. Perché la malizia, se così vogliamo chiamarla, è in questo caso (e in quasi tuttio quelli analoghi) negli occhi della stampa e della tv.
NARRAZIONE IPERTROFICA E…AMMICCANTE
La narrazione di quanto accaduto al liceo Socrate di Roma è stata ipertrofica. Inventata proprio no. Ma gonfiata, anzi geneticamente modificata sì. C’è nella realtà una prof che fa un’osservazione tanto doverosa quanto banale: è ancora estate ma in classe vestiamoci da scuola e non da spiaggia. Le sfugge, probabilmente in un sorriso autoironico, la battuta sugli occhi che cascano. Non c’è nulla, né repressione dei costumo né del look, né mortificazione né mercificazione della donna. Nulla, non c’è nulla. Ma c’è la possibilità di mettere insieme minigonne, studentesse, liceo…
La coglie la possibilità , raccontano, una cronista. Anni di scuola e pratica, prassi e teoria delle comunicazioni di massa le hanno dimostrato che se metti insieme minigonne, studentesse, liceo…Certo, non si fa senza indignarsi e raccogliere l’indignata protesta e dar conto della mobilitazione. Infatti si mobilitano titoli su carta stampata e su web, non c’è redazione e testata che si sottragga. Chi può manda qualcuno dei suoi in postazione davanti al liceo.
Perché la narrazione è ammiccante. Ammiccante verso tutti coloro (e sono tanti e la prof del liceo proprio nulla c’entra con loro) che quando realizzi la combinazione comunicativa (diciamo così) minigonne, studentesse, liceo…si interessano.
DUE PICCIONI CON UNA …FAVOLA
La favola della prof che mortifica la dignità femminile volendone castigare il corpo è appunto una favola. Quella pro no c’è, non esiste. Esiste solo una donna, una docente che ha dato un consiglio al limite dell’ovvio. La favola racconta anche di prof maschi potenziali orchi e comunque in perenne agguato machista. Anche questi non sono nella realtà e neanche vero è il liceo trincea a Roma dove si combatte per il diritto al centimetro di gonna.
Ma la favola consente di prendere due piccioni: attrarre tutto il potenziale pubblico di minigonne, studentesse, liceo e farlo mostrandosi dalla parte e difensori della femminilità insidiata. Insomma gettare il sasso e nascondere la mano. Nella migliore delle ipotesi in una sorta di incantamento inconsapevole, quello che porta a non sapere quel che si dice, scrive, stampa, annuncia.
Minigonne, studentesse, liceo…nel suo relativamente piccolo una pagina triste di giornali, tv e affini.