Morosi a Roma, gioco di soldi a Davos: il “Condominio Italia” paga o no?

ROMA – Tanto andò il condominio a scaldarsi gratis…che restò al freddo. E’ una storia minima, ma poi neanche tanto minima di cronaca vera. Ed è insieme una parabola del “Condominio Italia”. Il condominio con la C minuscola è quello di via Giuseppe Bagnera, zona Marconi, Roma. Cinque palazzi, 240 appartamenti. Un bel giorno, anzi un brutto giorno, due giorni fa i condomini tornano a casa e trovano i termosifoni spenti, gli appartamenti gelidi. E’ successo che il riscaldamento è stato staccato. Perché? Perché tanti, troppi e di lunga data erano i condomini morosi, cioè che non pagavano mese dopo mese le “rate” del gasolio. I condomini gelano e si indignano: ma come si fa a lasciare al freddo gli anziani, i bambini? Non si dovrebbe, non si deve, non ci piove. Però quel che è singolare ma non inusuale nel condominio di via Bagnera e nel più grande “Condominio Italia” è la direzione presa dall’indignazione. Non si grida ai condomini morosi di pagare e neanche in fondo all’amministratore di far ripartire il riscaldamento senza soldi. Si grida: “Intervenga il Municipio”. Cioè i soldi per il gasolio ce li metta lo Stato.

E’ una parabola grande la piccola storia del condominio in zona Marconi a Roma. Nonostante si sia finiti al freddo, nonostante si sia stati brutalmente messi al freddo, in fondo si ritiene che quelli che non hanno pagato possano continuare a farlo o almeno si rinuncia in partenza, si ritiene impraticabile anche se forse giusto far pagare i morosi. La cosa più concreta che quegli inquilini vedono è cercare una mano, una tasca pubblica che ripiani il debito e riaccenda i termosifoni.

Spostiamoci diverse centinaia di chilometri più a nord: stessi giorni ma platea lontanissima e diversissima dagli inquilini di quei 240 appartamenti romani. Siamo a Davos, in una saletta appartata del World Economic Forum ci sono Tim Geithner, segretario al Tesoro americano, David Rubenstein, uomo guida del Fondo Carlyle, un “private equity” da miliardi e miliardi di dollari, Steve Cohen del colossale hedge fund “Sac”,  l’ex presidente della Bundesbank Axel Weber che ora insegna economia e Chigaco e decine di gestori di centinaia di miliardi di dollari. Un “condominio di soldi” di quelli grossi. Che fanno tutti nella saletta? Giocano, una sorta di gioco di ruolo. Il gioco consiste in una domanda e in una risposta. La domanda è quale il maggior rischio per l’Europa nel 2012. La domanda è una e le risposte possono essere molte. Ognuno sceglie e offre quella che preferisce. Poi si fa la classifica e si vede qual è la risposta vincente. Weber e Geithner raccolgono le risposte e comunicano il risultato: il rischio più grande per il “condominio dei soldi” è che Berlusconi torni al governo in Italia. Cioè che il “Condominio Italia”, nonostante sia finito al freddo, finisca in breve giro e tempo per fortemente volere tornare al caldo, al caldo dove i morosi non pagano e “qualcuno paghi ma non certo noi che da un paio di notti battiamo anche i denti”.

Scendiamo a Milano, metà strada tra Davos e Roma: Piazza Affari, la Borsa. La Borsa e dintorni: oggi lo Stato italiano vende i Bot semestrali pagando di interessi l’1,9 per cento. A dicembre pagava il 3,2 per cento. E sotto il due per cento non si andava da giugno, dai giorni prima della conclamata inaffidabilità finanziaria dell’Italia che c’era, del governo che c’era. Il mercato conferma che a sei, dodici mesi, dell’Italia ora si fida, si fida a prestarle soldi tanto è vero che chiede poco di interessi, valuta relativamente scarso il rischio. A più lunga scadenza non è così, a più lunga scadenza resta lo spread a 400 punti, cioè un rischio Italia quattro valutato quattro volte più grande del rischio Germania. Dell’Italia 2013 e di quella che verrà poi nessuno sa e nessuno sa dire. Il rischio calcolato dai mercati non è solo Berlusconi che torna. Berlusconi ormai è una parte del tutto. In Italia è pieno di gente che dal sopravvenuto freddo si ripara reciprocamente alitandosi una calda speranza: nel 2013 o anche prima torna la politica, torna la politica a comandare. E con il ritorno della politica, se proprio non tornano le vecchie pensioni, possono arrivare le eccezioni alle nuove pensioni. E con il ritorno della politica possono essere smontate le fastidiose liberalizzazioni. E la politica, quando tornerà, dovrà cercar voti e allora si troverà nella condizione del “Municipio” che amministra zona Marconi a Roma, insomma potrà essere convinta, indotta, sospinta a scucire.

Quelli nella saletta riservata di Davos, il grande “condominio dei soldi” nulla ovviamente sapeva del piccolo condominio di via Bagnera a Roma, ma quando hanno risposta alla domanda è come se avessero letto la storia. Quelli di via Bagnera a Roma neanche sanno che quelli di Davos esistono, eppure sono loro in fondo che “indirizzano” i mercati quando si tratta di Italia. Entrambe le storie, quella del gioco di Davos e del riscaldamento di via Bagnera le ha pubblicate il Corriere della Sera in due pagine diverse. In fondo poteva pubblicarle nella stessa pagina.

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Mino Fuccillo