ROMA – A Piazza del Popolo ci sono passato che erano le tre del pomeriggio passate: c’erano a fatica, molto a fatica, duemila persone. E fuori, intorno Piazza del Popolo, evento raro: il traffico romano scorreva veloce, segno preciso, inequivocabile e clamoroso che da nessuna parte arrivava nessuno ad unirsi ai duemila in piazza.
Duemila in Piazza del Popolo, a voler essere gentili con gli organizzatori e sponsor della rivolta, ciuffetti sparsi di popolo. Qualcosa in più di capannelli, qualcosa in meno di assembramenti. Insomma i Forconi, niente meno che i Forconi, alla prova della piazza sono pochi, pochissimi. Altro che i milioni e neanche i cinquantamila e neanche i quindicimila raccontati dai vari Calvani e soprattutto dai veri articoli di giornali e servizi delle televisioni. “Mi ci porta la televisione in Piazza del Popolo” aveva fatto sapere il Calvani alla vigilia. Intendeva che una tv lo portava in macchina a Roma ma, senza volerlo, raccontava la storia vera e profonda dei Forconi dicembre 2013: li hanno portati le televisioni e i giornali, “portati” a forza e con molte forzature al ruolo di protagonisti sociali.
A qualcuno il dubbio era già venuto e qualcuno lo aveva sommessamente già scritto: guardate che sono decine, al massimo centinaia che giocano a bloccare interi pezzi di città, guardate che è una tecnica insieme di piazza e di “studio” televisivo. Guardate che è un po’ di organizzazione di blocco stradale unito a tanto marketing, ad una sorta di Opa sui media che i media accolgono favorevolmente. Qualcuno aveva avuto il coraggio di scriverlo che i Forconi sono soprattutto i media che li raccontano. Lo fanno i media, senza malizia ma per inerzia. Lo fanno quando trasformano il pubblico in studio niente meno che in popolo, dopo aver allegramente dimenticato di aver volutamente composto il pubblico in studio come un cast di stunt-man della protesta gridata. Lo fanno i media che non “mediano” e intermediano nulla.
Dovrebbero essere i media, si chiamavano così per questo , il luogo, la funzione, la professione e la competenza per essere termine medio, corpo intermedio tra la realtà effettuale (i fatti) e i soggetti da rendere edotti di tali fatti. Funzione totalmente abdicata, i media comunicano senza alcuna intermediazione, men che mai di competenza e verosimiglianza, la voce e il messaggio e il rumore di chi è bravo a recapitarglieli. E, indifferenti ai fatti, i media pian piano sono diventati impermeabili ai fatti. Quindi i Forconi, per loro merito e non per loro colpa, sono diventati sui media popolo, nazione, massa. Non sono mai stati e non sono i Forconi nulla di tutto questo. Sono altro e più piccola cosa. Rispettabile o criticabile, ma piccola cosa.
E infatti in piazza sono pochi, pochissimi erano ai cortei e blocchi stradali. E noti e antichi sono i personaggi, dal Chiavegato al Ferro al Calvani, nomi già nelle piccole cronache para politiche degli anni passati. Note e attive le micro corporazioni di riferimento. Tutto formato mignon, il che non squalifica di per sé, però formato mignon è. Ma i media dei mignon non sanno che farsene, hanno bisogno di big-size sempre e comunque, null’altro sanno raccontare se non big-size e quindi big-size fabbricano.
Nota a margine, assolutamente a margine: la gran parte dei duemila a Piazza del Popolo indossava una sorta di look-divisa, quella del militante-simpatizzante di destra, neo fascista spesso e volentieri. Fossero stati centinaia in mezzo a un popolo di decine e decine di migliaia, solo una ovvietà statistica. Essendo quasi un migliaio su duemila…fate voi.