ROMA – Mps, Monte Paschi di Siena: se chiudeva era un disastro nazionale. No “nazionale” nel senso di guaio per tutti gli altri che fanno l’astratta nazione. Se chiudeva MpS era disastro nazionale nel senso che tu che stai leggendo e soprattutto tu che stai covando bofonchio sui “soldi del governo alle banche” ci rimettevi di diretta tasca tua. Già, perché se chiude una banca le altre tremano e finisce che il tuo bancomat ti dice “prelievo indisponibile”.
E’ dovere di tutti i governi in tutto il pianeta fare tutto o quasi perché una banca non chiuda. Perché se chiude una banca si apre la paura collettiva che il denaro in banca, qualunque banca, non sia più sicuro e al sicuro. E se scatta questa paura, allora trema uno dei principi, anzi delle colonne su cui poggia l’intero edificio della convivenza civile. Si può tranquillamente dire che impedire che una banca chiuda è per un governo, qualsiasi governo, questione di ordine pubblico da garantire.
Coloro che lamentano non senza la quota standard di indignazione “i soldi pubblici alle banche” non sono anime belle, sono anime ipocrite. Perché sono gli stessi che animano e sostengono e mostrano la bandiera dei comitati dei “risparmiatori traditi” quando una banca fallisce. Ci vuole una faccia politicamente e socialmente come…le terga per sostenere insieme che lo Stato non deve tirar fuori soldi per salvare banche e che lo Stato deve ridare indietro i soldi perduti da chi ha investito in banche fallite.
Anime ipocrite con l’attenuante (o aggravante?) di essere state allevate per decenni in un sistema in cui le banche italiane erano in gran parte pubbliche, regalavano soldi ai diversi “territori” politici e se sballavano i conti lo Stato pagava a piè di lista con i soldi dei contribuenti. Nessuno, nessuna opinione pubblica indignata ci ha mai trovato nulla da dire ed eccepire fino a che il credito bancario scorreva libero e bello.
Ora lo Stato italiano, per via di un decreto di un governo, impedisce di fatto il fallimento di Monte Paschi Siena. Poteva, forse doveva, farlo prima. Alle radici del fallimento, oltre che la pessima gestione, c’è con tutta probabilità la ragion politica che innervava la governance della banca. Bene, anzi male. Ma il dovere di chi governa oggi era ed è di salvare, tenere lontano il paese da una crisi bancaria. E quindi di usare soldi pubblici per impedire Monte Paschi salti. Dovere di governo a vantaggio di interesse collettivo.
Di più il governo ci mette anche una protezione totale o quasi per gli obbligazionisti di Monte Paschi. Chi aveva comprato e ha in tasca obbligazioni di quella banca (anche se subordinate cioè a massimo rischio) avrà in cambio azioni Monte Paschi che lo Stato acquisirà dando in cambio obbligazioni ordinarie (a rischio minimo) della banca. Non ci dovrebbero essere cortei di protesta, casomai di scampato pericolo e ringraziamento alla buona sorte.
Eppure qualche forza politica ha votato contro il decreto, così per far la scena del “non si danno soldi alle banche”. E qualche commento, più d’uno, in tv risuona del “non si danno soldi alle banche”. E il “non si danno soldi alle banche” increspa perfino qualche salotto e ovviamente gonfia sui social network. A tutti andrebbe posta come condizione per accettare la protesta indignata la risposta sincera e obbligata alla domanda: no soldi anche se la banca è la tua, quella dove tu hai il conto e che domani potrebbe farti ciao?
Per questo è insopportabile la politica italiana del qui e oggi e insopportabile è la chiacchiera eternamente, orgogliosamente fuori dal vaso. Recite tanto ripetitive quanto bugiarde, ipocrisie come pane quotidiano, talvolta, spesso il companatico è la totale ignoranza su ciò di cui si parla. E su tutto un pesante, palpabile smog di…semplicità? Semplicismo? Faciloneria? Ingenuità? Idiozia? Cosa è quella cosa per cui il popolo, soprattutto quello dei social network, anela, invoca, aspira a che le banche vengano fatte chiudere e insieme a loro vengono sepolti i soldi di tutti?