ROMA – Nicole Minetti riceveva da Silvio Berlusconi 15mila euro al mese come stipendio per i servigi resi. La quantificazione dello stipendio è notizia di oggi, la storia dello stipendio e del suo perché è che era la vita pubblica (non privata) ai tempi del Bunga-Bunga. Era l’altro ieri, mica tanto tempo fa.
Fresca, quasi di giornata, la notizia (anche qui notizia solo la cifra, non il fenomeno che è noto da decenni) che su circa 29 mila persone che abitano o usano immobili del Comune di Roma quasi 25 mila non pagano un euro. Neanche i pochi euro di affitti che vanno dalle poche unità alle poche decine, al massimo centinaia al mese.
Ignazio Marino sindaco, se c’era ancora lui come sindaco i ladri di affitti restavano sereni. Grazie a chi ha mandato via Marino da sindaco, chiunque sia stato Pd o M5S. Grazie al prefetto Tronca che non deve prendere voti e almeno i ladri di affitti li denuncia. Era la vita pubblica appena ieri, anzi lo è ancora: Marino sta per lanciare un libro, un ciclo di comparsate in tv e forse una candidatura alle comunali.
Giorgia Meloni oggi, gran dibattito, innestato dalla medesima, se sia stata fascista oppure no. Mah…Si era iscritta, era iscritta e militante del Msi, partito orgogliosamente erede della tradizione politica del Pnf partito nazionale fascista. Di che si dibatte allora? Mah…
Eppure l’altro ieri, ieri e ancora oggi di questi materiali è fatta la comunicazione politica, la propaganda elettorale, il cosiddetto dibattito pubblico. Vogliamo aggiungere le multe di Bankitalia al padre della Boschi come cattivo amministratore di banca? Aggiungiamo. Vogliamo aggiungere i rimborsi spese da 10mila euro circa di parlamentari M5S che a una parte dello stipendio rinunciano ma non a questa forma di finanziamento della politica (e dei costi, riti e cene della politica) con i soldi pubblici? Aggiungiamo.
Aggiungiamo, aggiungiamo ancora tutto quanto di cui parlano e riferiscono giornali e telegiornali e dichiarano tutti i politici. Aumenta il volume ma la sostanza non cambia. Di questi materiali e materie è ormai fatta e satura la vita pubblica del nostro paese. Materiali minimi, di scarto. Ma soprattutto c’è una enormità, un baratro, un buco nero tra ciò che è la politica, la sua comunicazione, la sua percezione e ciò che dovrebbe essere.
Qui e adesso, anche nella campagna elettorale per le amministrative di giugno, la politica dovrebbe dirci con seria sincerità quale sicurezza è possibile con quali costi. E invece non ne parla mai con serietà e sincerità. Ci sono quelli che dicono: votatemi, li stermineremo. A suon di insulti par di capire. E quelli che dicono: votatemi, li combatteremo. Senza che costi una vita o un euro, intesi. E quelli che dicono: votatemi e verrà la pace. Imbelle e quindi con tutta probabilità eterna.
Anzi per lo più non dicono proprio nulla, si guardano bene dal chiamare i cittadini a sapere, capire, fare scelte tra le opzioni reali della lotta, della guerra che le capitali di Europa stanno subendo. Le vere questioni sono mica queste, le vere questioni sono: Salvini rottama il centrodestra? Verdini è o no in maggioranza? Un qualche dio o divinità abbia pietà di una classe dirigente così fatta.
Una classe dirigente che non informa, dibatte, chiede scelte ed eventuale consenso e voto sulle condizioni di vita reali. Più pensioni o meno tasse? Più assistenza pubblica o Stato che molla alcuni settori? No, tutti ti promettono più pensione, in pensione prima, meno tasse, più fondi pubblici per tutto…In una comunicazione non si sa se più irreale o truffaldina.
Ogni giorno il buco nero cresce e inghiotte. Dentro ci son già finiti l’economia reale, il reale rapporto diritti-doveri della cittadinanza, la plausibilità dei fatti e il senso delle parole, l’affidabilità di chi parla, la grammatica e la logica, il ruolo e il senso della militanza e partecipazione politica e purtroppo anche la comunicazione. Che di fronte ai materiali di scarto e minimi di ieri, l’altro ieri e oggi va in estasi di ingordigia. E che delle cose vere neanche sa più che esistono nella loro reale forma e sostanza.