Lucio Fero

Pd, la indegna quadriglia del Congresso

ROMA Pd, è dicembre 2016, Renzi è stato appena sbaragliato dal 60% di No al referendum e a quel 6o per cento di voto anti Renzi hanno alacremente contribuito i Bersani, D’Alema, Speranza, insomma il partito anti Renzi che abita nel Pd, anzi dice di essere il vero Pd nonostante sia minoranza e nonostante l’unica conta dentro e fuori il Pd siano state le primarie a suo tempo vinte da Renzi con quasi il 70 per cento.

E’ dicembre e Renzi già dimissionario da presidente del Consiglio ma non da segretario del Pd si pronuncia per un Congresso da fare subito senza aspettare la data per statuto di fine 2017. Bersani, D’Alema, Speranza e la minoranza tutta si oppongono e dicono: Congresso dopo. Sostengono che Renzi lo vuole fare subito per non discutere davvero, insomma un colpo di mano politico.

Allora Renzi non insiste troppo e Congresso subito sparisce come ipotesi. Passano settimane e Renzi si pronuncia per Congresso dopo, dopo le elezioni se ci dovessero essere nel 2017. Quindi Congresso entro il 2017, a fine 2017 dice Renzi. Quel che dicevano settimane prima Bersani, D’Alema, Speranza…

Ma Bersani, D’Alema e Speranza ed è gennaio dicono no, ci vuole il Congresso subito, insomma prima. Prima delle elezioni in ogni caso, quindi Congresso da fare subito. Altrimenti Renzi resta il capo del partito, decide lui per le elezioni. E siccome in Congresso lo possiamo mettere in minoranza, Congresso subito dice la minoranza in crescita. L’emergente leader dello schieramento, il governatore della Puglia Michele Emiliano già proclama: “Renzi non è più il leader del partito”. La minoranza si rafforza quindi chiede di andare alla conta.

Ma si è fatto febbraio e gira la voce che Renzi stia pensando: Congresso subito. E quindi Bersani, D’Alema, Speranza e l’altro Pd dicono: no, Congresso dopo. Da notare che la minoranza Pd che aveva pubblicamente chiesto a D’Alema dimissioni da segretario, alla semi notizia che Renzi possa davvero dimettersi reagisce così: lo fa per andare subito a Congresso e vincerlo, anche le sue dimissioni sono una trappola. Quindi ancora: Congresso dopo. Una settimana prima giuravano: Congresso subito o scissione perché sarebbe intollerabile Renzi voglia fare Congresso a fine anno.

Umiliante spiegare il perché di questa misera quadriglia, danza che in sé ha qualcosa, più di qualcosa di indegno della storia del Pd e dei partito, delle idee, valori, uomini e donne che furono corpo e anima dei partiti da cui promana il Pd. Umiliante per gli attori e gli spettatori della quadriglia. L’unica musica a cui si danza è quella ossessiva dello sgambetto, boicottaggio, del quel che fa l’altro è errore e sciagura, anche se fa quello che io appena ieri dicevo, chiedevo di fare.

Qualcuno la racconta come partita a scacchi intorno alla data delle elezioni e della legge elettorale. Troppa grazia cronista politico che così la racconti. Non è scacchi, è pestaggio. I due partiti dentro il Pd sono rispettivamente convinti che dall’altro non possa che venire trappola, imbroglio, prevaricazione. E sul Congresso subito-Congresso-dopo quella che è stata definita la guerra civile dentro il Pd assume le forme, i toni, la sostanza del grottesco. E questo, il Pd, questo budino tremante, è il pilastro della governabilità in Italia.

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Mino Fuccillo