
Susanna Camusso, segretario generale della Cgil (foto Ansa)

ROMA – Pensioni, Cgil ammazza giovani. Giovani, qui e oggi in Italia un giovane su dieci è in autentico stato di disagio economico, in condizioni che possono essere definite di sostanziale povertà . Percentuale in costante aumento, chiunque la calcoli, sia esso il Fmi, la Caritas o il blog di Grillo.
Dei molti e crescenti giovani che faticano a legare pranzo con la cena lo sanno più o meno tutti e tutti sono disposti a sentirlo dire. Meno noto e molto meno accetto, ma non meno vero, è che dopo i 65, quelli che dopo i 65 anni presumibilmente sono in pensione, non vanno, qui e oggi, a star sempre peggio.
La percentuale di popolazione sopra i 65 in condizioni di indigenza è del 3,9 per cento, meno della metà della percentuale analoga che riguarda i giovani fino ai 30 anni (10 per cento). E soprattutto la percentuale di popolazione sopra i 65 anni in condizione di indigenza è calata (calata!) dal 4, 8 al 3,9 per cento. Calata!
Calata perché circa 21 milioni di assegni pensionistici pagati a circa 16 milioni di pensionati (qui si conteggiano solo le pensioni e i pensionati Inps) fanno il loro lavoro di tener la grandissima parte degli anziani fuori dal perimetro della povertà . Dopo il lavoro, giunti alla pensione, non si diventa né ricchi né benestanti. Ma questa parte della popolazione e questa condizione sociale è ben più protetta e assistita di quanto non sia quella giovanile.
Non piace sentirselo dire e molti non lo sanno. E moltissimi, dopo averlo saputo, fermamente continueranno a non volerlo sapere. Così come non si vuol sapere che in Italia, dopo e con la riforma Fornero, non si va in effetti in pensione a 65 anni o a 66 e 7 mesi o a 67 anni. In Italia, qui e oggi in media si va in pensione a 62 anni e qualche mese. Con quattro anni in media di sconto sulla regola che dovrebbe per legge essere generale.
Succede perché la legge Fornero ha nella realtà tante e tante eccezioni alla regola (per categoria, condizione sociale, situazione aziendale) che abbassano e come l’età reale delle pensione rispetto a quella di legge.
Ecco, ora c’è un sindacato, la Cgil, che vuole, esige, propaganda la possibilità di aumentare ancora le eccezioni. Anzi di traforare e disperdere come carta bucata al vento tutta le legge sulle pensioni per via di eccezioni.
L’aumento della aspettativa di vita dice pensione a 67 anni nel 2.019. Il governo dice vi saranno 15 eccezioni, 15 categorie che fanno lavori gravosi esentate. E aggiunge il governo esentate in quelle 15 categorie anche le pensioni di anzianità . Annamaria Furlan, segretaria della Cisl dice: “Sui lavori gravosi abbiamo avuto dal governo più di quanto avevamo chiesto tutti insieme Cisl, Cgil e Uil”.
Ma la Cgil dice no, che non basta. E non basterebbe neanche le categorie esentate fossero 18 o 20.
Non basterebbe perché la Cgil ha due obiettivi.
Il primo: aumentare in ogni modo e circostanza il numero dei pensionati. O meglio, la Cgil lavora, è oggi il suo lavoro fondamentale, a far sì che quanti più possibili pensionandi diventino pensionati. La Cgil è l’organizzazione principe dei 58/60 anni che vogliono andare in pensione il più presto possibile. Magari domani.
E quindi per forza di cose la Cgil è un colossale ammazza giovani. Che ripara se stessa dietro una bugia colossale. La Cgil sa che è una bugia, un cittadino normale non è tenuto a saperlo. Ma la Cgil lo sa. Non è vero che più gente va in pensione più si liberano posti di lavoro per i giovani. Non è vero, è proprio falso.
I posti di lavoro non sono un numero fisso. Non è come al cinema che se le sedie si svuotano altrettanti si possono sedere. I posti di lavoro aumentano o diminuiscono se ci sono tanta o troppo poca produttività , tecnologia, competenza, tassazione, capitale, infrastrutture.
Se un’azienda manda in pensione cento persone ne assumerà al loro posto cento o cinquanta o dieci o centocinquanta o nessuno solo e soltanto se quell’azienda riterrà di poter produrre, vendere, guadagnare. E lo farà soprattutto sulla base di quanto spende per finanziarsi, di quanto è tassata, di quanto paga servizi e burocrazia…
Se in Italia i 22 milioni di attuali pensioni pagate (solo Inps) diventano il più in fretta possibile 23 o 24 milioni o ancora di più mandando in pensione la gente più in fretta che si può, allora queste pensioni (quasi una ogni due abitanti) qualcuno dovrà pagarle.
E le pensioni di metà della popolazione in pensione si pagano o con tasse enormi o con deficit enormi.
Tasse enormi vuol dire che le aziende non investono, non rischiano, non assumono. Altro che pensionarne uno per far posto a un giovane. Pensionarne uno e peggio per io giovane è la politica Cgil.
E deficit enorme, non si può fare? A chi fa male? Paesi con deficit pubblico enorme, quindi con interessi da pagare su debito pubblico enorme, non investono in tecnologia, infrastrutture, scuola, ricerche, competenze…Paesi così inducono le imprese a non rischiare i troppi costi e a non assumere. Peggio e di più: paesi così formano giovani privi di competenze reali e li dotano di inutili pezzi di carta chiamati titoli di studio.
Tasse enormi e deficit enormi sono l’ammazza giovani. I nostri giovani stanno così come stanno perché sono almeno tre decenni che l’Italia fa tasse enormi e deficit enormi. E tasse e deficit sono l’obiettivo Cgil, anzi lo strumento Cgil per mandare in pensione più gente possibile il più presto possibile.
Oltre a questo obiettivo, diciamo, strategico, la Cgil qui e ora ne ha un altro di obiettivo più immediato, cui tiene davvero molto. E l’obiettivo è portare voti, fa campagna elettorale per Mdp, Bersani, D’Alema, Fratoianni, magari Grasso. Quindi cosa vuoi che interessi davvero alla Cgil delle ventimila persone in carne e ossa che sarebbero esentate dai 67 anni se c’è accordo col governo o della altre migliaia e migliaia che in pensione, se bisognose, andrebbero a 63 anni se, d’accordo con il governo e con Cisl e Uil, l’Ape social viene prolungato?
Il 3 dicembre c’è il gran varo della sinistra anti Pd, quindi il 2 dicembre Cgil tira la volata in piazza con una bella manifestazione anti legge Fornero. Salvini ha detto che si unisce in spirito se non in carne. Ha ragione, spazio e titolo per farlo. Lui e camusso quando parlano di pensioni parlano la stessa lingua.
