Martedi 20 aprile, “pre Consiglio dei ministri” a Palazzo Chigi: dagli incartamenti dei “tecnici” plana sul tavolo della riunione una “bozza”. Molte parole e anche tanti numeri, i testi e le cifre degli articoli di legge “coinvolti” dalla bozza. Coinvolti ma meglio sarebbe dire “travolti”. Perchè la bozza è complicata a leggersi ma chiarissima a intendersi: in Campania basta, stop, fine alle demolizioni delle case abusive. Chi abbia chiesto la “bozza” ufficialmente non si sa. Ma qualcuno l’ha chiesta, eccome. E quel qualcuno è la Regione Campania, anzi la nuova Regione del nuovo presidente Caldoro. Si tratta in fondo di rispondere ad una precisa e sonora richiesta degli elettori campani: basta, stop, fine con questa storia che le case illegali si buttano giù con le ruspe. Venerdì la “bozza” potrebbe diventare decreto, nel Consiglio dei ministri. Decreto perchè un governo che si rispetti le ferma quelle ruspe che agiscono niente meno che secondo la legge.
Spiega tutto Carlo Serra, senatore campano del Pdl: in origine c’era un emendamento di legge che riapriva i termini del condono fino a fine 2010. Condono che sanava tutti gli abusi commessi fino al 2003 e che, senza dirlo, dava tempo a tutti gli abusi in qualunque tempo fatti, anche dopo il 20o3, di mettersi figurativamente in regola con abile retro datazione. Ma la Commissione Affari Costituzionali aveva bocciato la semplice e onesta trovata dell’emendamento. Allora tutti i senatori del Pdl campano si erano messi a scrivere una legge anti ruspa. Strumento lento. Il neo governatore Caldoro si è rivolto al governo, ha “sollecitato una via più veloce” rispetto a quella tartaruga che è il Parlamento. E qui si arriva dunque alla bozza e probabilmente al decreto.
Bisogna fare in fretta e agire con decisione: nel napoletano e nel casertano le case abusive sono circa trentamila. Trentamila solo quelle da abbattere a seguito di sentenza inappellabile. Una strage da evitare. A San Cipriano d’Aversa ad esempio, settemila abitanti, ci sono 1380 case abusive. A Torre del Greco si sfila in corteo a difesa e presidio della casa illegale. Ad Ischia è stata rivolta di piazza tre mesi fa: hanno costruito case sulla collina che frana ma è “casa loro” e guai a chi la tocca.
Quindi tutto più o meno torna: il cittadino abitante elettore si fa la casa più o meno dove e come gli pare. La legge gli rompe le scatole e vuole niente meno che demolire. L’elettore cittadino abitante e costruttore vota per chi lo protegge ed esenta dalla legge. I votati ed eletti “spiegano” al governo che l’elettore ha sempre ragione e va ricompensato. Il governo prepara la “bozza”. Le ruspe si fermano, la legge non vale. Non è questa in fondo la democrazia?