
ROMA – “Dopo la macumba di papà Kyenge mi è capitato di tutto e di più…”. E qui Roberto Calderoli piazza l’elenco invero nutrito delle sue recenti disavventure e dolori: “Sei volte in sala operatoria, due in rianimazione, una in terapia intensiva, è morta mia mamma e nell’ultimo incidente mi sono rotto due vertebre e due dita”. E ancora, il serpente di due metri in casa, il cornetto di corallo regalatogli dagli amici napoletani, la maga che lo avverte di “potenti forze negative intorno a lui”. Quindi Calderoli (“mai stato superstizioso”) la butta in scongiuro etnico, sì insomma in scaramanzia…di razza.
L’aveva fatto su facebook, lo perfeziona parlando con il settimanale Oggi. Calderoli (“non so se devo telefonare a Bergoglio, forse è troppo occupato a sistemare gli immigrati a casa nostra”) chiede l’assistenza urgente di un “esorcista”, qualcuno che lo metta al riparo dalla macumba. Sincretismo disinvolto quello di Calderoli, tipico di chi leggiucchia, orecchia, pensicchia. Tra gli esorcisti della Chiesa cattolica e la macumba ci sono gli stessi rapporti che intercorrono tra il Monte Bianco e una cozza di mare, ma fa nulla. Calderoli è efficace quando si narra colpito da una serrata sequela di sfiga.
Omette di ricordare, ed è umano e comprensibile, che la sfiga-macumba non gli ha impedito in Senato di fare insieme il relatore e anche l’oppositore della riforma appunto del Senato. Omette la circostanza per cui la macumba-sfiga non gli impedisce di andarsene per comizi a dichiarare che quella legge lì era una “merda” che lui ha fatto diventare una “merdina” (qui si vede lo statista). Sono ovvie dimenticanze, quel che conta è che Calderoli, già ministro di questa Repubblica e tuttora considerato una specie di mente pensante in politica e istituzioni varie, lamenta il malocchio-Kyenge.
Conta che lui Calderoli ci giochi sul sottile e più volte sorpassato confine tra ci credo e non ci credo. Azzardiamo: Calderoli alla fine ci crede sul serio. Più che ci fa, ci è. Sospettoso se non sicuro che quel signore dalla pelle scura e che viene dal cuore dell’Africa abbia poteri da stregone. Un po’ ci ride Calderoli e un po’ deride papà Kyenge additantolo come uno di quelli attorno al pentolone, magari rimettendosi in privato l’osso nel naso. Un po’ ci ride, un po’ deride e di più ci crede Calderoli. E il fatto che ci creda ha in sé qualcosa di tragico, disperante.
Peggio ancora che il mondo attorno a Calderoli, stampa e tv e web compresi, noi compresi, si consideri quella di Calderoli contro la macumba Kyenge una notizia politica, qualcosa da prendere almeno un po’ sul serio. Non nasce tutto dal politicissimo intervento con cui Calderoli definì “orango” l’allora ministro Cecile Kyenge rampolla dello stregone?
Ma peggio, molto peggio ancora è papà Kyenge che le cronache narrano disponibile a reggere il gioco a Calderoli. Papà Kyenge che stando ad Oggi replica: “Il serpente in casa non è un buon segno, forse ha fatto male ad ucciderlo…Se ha chiesto scusa a mia figlia con animo sincero allora può stare tranquillo, se lo ha fatto per calcolo e convenienza, allora gli antenati potrebbero innervosirsi”. Così pare aver detto dal Congo Clement Kikoko Kyenge. Se lo h detto davvero, se Oggi non ha “colorato” un po’ la telefonata con l’Africa, allora papà Kyenge pensando di fare buh di paura a Calderoli finisce invece per fare altra cosa ed incarnare eterna parte: quella dello zio Tom a fronte del badrone bianco razzista di cuore prima ancora che di mente.
A meno che non crediate agli stregoni sempre connessi con la vittima, alla macumba col teletrasporto, alle maghe fattucchiere e veggenti, agli antenati vigili urbani che multano chi offende la famiglia…In questo caso, come non…scritto.
