ROMA – Salvini martire, martire della repressione del libero pensiero. Martire con il timbro di una sentenza di Tribunale, timbro che attesti la repressione. I giornali titolano “Salvini rischia il processo”. Non rischia, spera nel processo. Un processo così Salvini lo vince se viene assolto, lo stravince se viene condannato.
L’ipotesi di reato è “vilipendio” alla magistratura. Infatti Matteo Salvini ha pubblicamente detto che la “magistratura è una schifezza”. Ora tra le cose che quotidianamente dice Salvini in ogni televisione della Repubblica (è il miglior interprete del ruolo trash e quindi ha il posto fisso e assicurato in ogni talk-show) questa della “magistratura schifezza” è certamente tra le meno urticanti.
Tra le meno urticanti e anche tra le meno infondate, almeno nella percezione della pubblica opinione. “Magistratura schifezza” dunque frase di Salvini che vilipende poco e niente e che non dovrebbe certo andare a processo. Ma non solo perché un sacco di gente la sottoscriverebbe, questo non è un buon argomento. Non tutte le “schifezze” (per restare in tema) pronunciate e propagandate dai politici (non solo loro) sono buone o cattive a seconda del numero di coloro che le condividono. Una “schifezza” è una schifezza e tale resta anche se ha tanti follower o elettori.
E di schifezze Salvini ne dice, una su tutte: ogni volta che muore qualcuno, vittima di un attentato o affogato in mare Salvini dice che “hanno le mani sporche di sangue” i suoi nemici politici. Questa è una schifezza verso la logica ma soprattutto una schifezza etica: accusare di omicidio il governante, il ministro, l’Europa, tutti gli altri per farci sopra sceneggiata propaganda non è il massimo dell’etica.
Ma Salvini con l’etica ci gioca a palla e ci fa le freccette…I cronisti dicono sia di linguaggio “duro”. Eufemismi, incomprensioni del reale Salvini. Che comunque ora è un passo dal processo di canonizzazione politica. Sta per diventare martire.
Un articolo del Codice Penale che andrebbe cancellato da decenni prevede la perseguibilità del reato appunto di vilipendio. Il magistrato, nel caso specifico Armando Spataro, si dice costretto a procedere (ma stavolta un po’ di astuta e opportuna lentezza nel procedere non avrebbe guastato). E procedendo la legge impone di chiedere al ministro della Giustizia Andrea Orlando l’autorizzazione a procedere (Salvini è parlamentare).
Quindi Orlando come fa sbaglia: se nega autorizzazione a procedere magistrati e partiti (anche un po’ del suo) che diranno politici iper protetti, magistrati abbandonati. Se concede autorizzazione, Salvini martire e governo repressore in combutta coi magistrati.
E la pena, a cosa sarebbe condannato Salvini se giudicato colpevole? A ben 5.000 euro di multa. Mai per un politico è stato a così buon mercato, raramente un così buon affare. Per 5.000 euro si porta a casa un processo di canonizzazione politica e la qualifica di martire della repressione. Salvini non rischia, spera che lo processino.