ROMA – A Palermo e in tutta la Sicilia è il terzo giorno, terzo giorno di poca benzina e pochissimo Stato. A Palermo e in tutta la Sicilia in strada comandano quelli del “Forcone”, di “Forza d’Urto”, quelli soprattutto dell’Aias, associazione autotrasportatori siciliani, insomma i Tir dell’isola. Comandano di non trasportare, rifornire, muoversi. Comandano e il resto dell’isola ubbidisce o subisce. Qualcuno anche approfitta: la maggior parte dei distributori di carburante ha finito le scorte, ma qualcuno ha sentito aroma di mercato nero ed ha alzato i prezzi. Comandano in strada quelli del “Forcone” e dicono di farlo “in nome del popolo” contro “ogni politica”. Comandano in strada e le strade le bloccano gridando “siamo alla fame”. Invocano solidarietà e, se non la ottengono, se la prendono. Dicono la loro sia rivolta contro il prezzo dei carburanti e questa è certo la miccia, la scintilla e insieme il pretesto. In realtà e al fondo della realtà quel che da tre giorni si vede in Sicilia è una riedizione molto aggiornata e poco corretta del “Boia chi molla” di Reggio Calabria nel 1970.
Anche allora c’era un pretesto, una favola da narrare alle genti: i posti di lavoro pubblici e le pubbliche commesse legati ai pubblici uffici da piazzare a Catanzaro o a Reggio. Ma un pretesto c’è sempre…Quel che non sempre c’è e invece stavolta, in Sicilia 2012 come a Reggio 1970, compare e ritorna è il doppio gioco dei partiti politici nel Sud d’Italia: Stato e anti Stato insieme. Esser Stato per convenienza e anti Stato per vocazione sembra caratteristica inestirpabile della politica meridionale. Chi è il capo del “Movimento dei Forconi” che organizza braccianti e contadini e li schiera al fianco degli autotrasportatori? E’ un uomo del giro di Raffaele Lombardo, governatore della Regione Sicilia. Lombardo, quello che con Casini, Fini e Rutelli è a Roma il maggior sponsor del governo Monti e che a Palermo riceve con paterna sollecitudine gli organizzatori del sequestro di un’isola, o almeno delle sue strade, contro il governo Monti.
Se Lombardo liscia il pelo, l’estrema destra di Forza Nuova con il suo leader Roberto Fiore, è calata sull’isola come nel 1970 Ordine Nuovo si mosse verso Reggio. L’estrema destra, ma non solo: a fianco a Forza Nuova ci sono in Sicilia ai blocchi stradali quelli dei Centri Sociali. Stupisce? Non più di tanto. Sono settimane che l’attacco al governo dei banchieri e della plutofinanza unisce in edicola Libero, Il Giornale, Il Manifesto, Liberazione. Si mescolano e si somigliano titoli e argomenti, si mescolano e si somigliano azioni e militanti. Se l’estrema destra aizza la protesta, la politica tutta in Sicilia non disdegna di dare una soffiatina sul fuoco: a primavera si vota e Leoluca Orlando, ancora una volta candidato sindaco a Palermo, a nome dell’Idv locale, comprende le ragioni profonde dei Vespri Siciliani. Operazione Vespri Siciliani: così è stata chiamata dai suoi organizzatori l’occupazione delle strade, il blocco dei rifornimenti, la “rivolta di popolo”. Non solo di popolo se alle assemblee che preparavano l’operazione si è visto anche Maurizio Zamparini, presidente del Palermo calcio, ma in questo caso fondatore niente meno che di un movimento anti Equitalia.
Già, contro le tasse. In strada si grida al blocco immediato delle cartelle esattoriali e del pagamento dei contributi Inps. Niente soldi allo Stato quindi. Ma si vuole che la Regione garantisca con soldi pubblici le banche perché queste diano soldi a siciliani che li chiedono e dallo Stato vogliono l’aumento dei contributi per i terreni improduttivi. E contro il prezzo del gasolio agricolo. E contro il prezzo del gasolio per andare a pescare. Agricoltori sui trattori, camionisti sui Tir, politici in campagna elettorale e sempre in missione per “togliere soldi a Roma”, fascisti di sempre mascherati da commando anti Equitalia, indignati e centri sociali, quel po’ che ce ne può essere al Sud dove ci si indigna e ci si accentra da sempre e ancor oggi in altre forme…Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia, dice che nell’operazione vespri siciliani ci sono “Troppi demagoghi e infiltrazioni criminali…gli stessi protagonisti delle rivolte di dieci anni fa”. Anche più di dieci anni fa, anche quaranta…come a Reggio nel 1970.
Gennaio 2012: in Sicilia poca benzina e pochissimo Stato, i rivoltosi l’isola, o almeno le sue strade, se la sono presa, da tre giorni. A Roma i loro fratelli d’elezione, il “gruppo dirigente” della protesta tassista, sogna di fare altrettanto. Proclamano in pubblico: “Delle città faremo un inferno”. Palermo, Roma…I professori al governo oltre che titoli e cattedre, hanno anche cuore, anzi fegato, anzi palle?